S. Remo – flash 1
In realtà, è tutto semplice.
Non c’è bisogno di particolari spiegazioni: Achille Lauro ha tentato un’operazione assurda, essendo musicalmente in sostanza uno zero, voce zero, tecnica zero, contenuti zero.
E – incredibilmente – a molti è piaciuto.
Ma se è per questo, abbiamo visto parecchie altre cose incredibili… non ultimo lo share micidiale a fronte di un cast fra i più scarsi di 70 edizioni di #Sanremo (che, capiamo bene, no, non è Montreux: ma questo è tutto un altro discorso), di una vuotezza contenutistica tra le più clamorose di sempre e di un giustificazionismo apolide, indegno quasi come questo senso di vuoto.
Per esempio, l’arrampicarsi sui vetri a proposito della bellezza (a proposito: quando, al posto della fascinosissima Rula Jebreal, il discorso sulla violenza verrà chiamato a farlo una caratterista o una funzionaria in qualche Ente pubblico, bravissima nel suo lavoro ma dall’aspetto tutt’altro che gradevole?), se da parte di Amadeus o di qualcun altro suonava giusto come una scialba, patetica difesa d’ufficio (…e ci sta), da parte di Diletta Leotta davvero “non si può sentire” che la bellezza “le è capitata”.
Per ogni spiegazione, invece di perderci in ghirigori verbali, invitiamo a consultare la foto qui a sinistra che ci mostra come l’evoluzione della specie non sia soltanto un concetto caro a Charles Darwin.