Comitato per la ricostruzione del centrodestra / 2 – Il silenzio di Scopelliti e il paragone di Arena col 25 aprile
Era
no in tanti, ieri all’inaugurazione della sede – nuova di zecca – del Comitato per la ricostruzione del centrodestra. Una location a dir poco spettacolare, terrazza con vista sul tapis roulant a memoria di una delle più note (e discusse) realizzazioni dell’Amministrazione comunale di centrodestra: uno schieramento che oggi, però, ha enormi problematiche e
contraddizioni al suo interno, su scala non solo locale.
Ecco che i fedelissimi dell’ex sindaco di Reggio Calabria ed ex Governatore calabrese Peppe Scopelliti tentano di fare quadrato e di proporre, dal cuore dello Stretto, un laboratorio politico per nuove idee e nuovi assetti “europei” del centrodestra italiano.
Con un problemino non da poco: l’assenza vistosa di tanti big che a vario titolo svolsero un ruolo da protagonisti durante l’era Scopelliti (da Gianni Bilardi ad Antonio Caridi, da Luigi Fedele a Candeloro Imbalzano a Tilde Minasi), dentro An o il Pdl o Ncd o formazioni “di complemento”, alcuni perché impossibilitati ma parecchi perché “scopellitiani della diaspora” oggi politicamente collocati altrove; la presenza, comunque, di altri protagonisti ben noti della stessa epoca (da Pasquale Morisani a Peppe Sergi a Oreste Romeo), sebbene accompagnata dall’opzione di mettere in prima linea esponenti altri del Comitato; la scelta dello stesso leader indiscusso di quest’area, Peppe Scopelliti (qui lo vediamo nella graffiante, impagabile vignetta del caro Domenico Loddo che ci rimanda chiaramente alle mille polemiche sulla travagliata, pluriennale, controversa gestione di Palazzo San Giorgio da parte dell’ex leader nazionale del Fronte della Gioventù…), di non rilasciare per il momento dichiarazioni pubbliche, preferendo appunto lasciare ad altri l’onere di chiarire dna e intenzioni del Crc (sigla nella quale ci viene spontaneo riassumere l’articolatissima denominazione del Comitato per la ricostruzione del centrodestra).
Di alcuni degli interventi, diremo poi.
Al contempo, sarà anche il caso di riflettere su alcune questioni che abbiamo p
osto all’ex sindaco reggino post-Scopelliti ed ex assessore regionale alle Attività produttive Demy Arena (qui nella foto a sinistra).
IL SENSO DELL’INIZIATIVA. In assenza di precise indicazioni di rotta, pare quasi un dato misterico la direzione che potrebbe prendere un comitato all’insegna della ricostruzione all’interno di uno schieramento oggi polverosissimo per facce e, ancor più, per calcinacci. «Puro volontariato di gente che ritiene di doversi spendere per la città e mettersi al servizio della città – afferma Arena –, un esempio che sta proliferando a tutte le latitudini. Un “segnale”, quello che arriva da Reggio Calabria, figlio di un sistema partitocratico e soprattutto di una legge elettorale che non è più sostenibile, che la gente non tollera più. E che è la madre di tutto ciò che sta succedendo, l’origine di tutte le contrapposizioni odierne all’interno di tutti i partiti. La gente vuole più che mai parlare di politica e in particolare riprendersi la propria sovranità». Ovviamente, nel ragionamento di Arena a questo si somma una parentesi “buia”, quella del Commissariamento per contiguità mafiose, e una stagione odierna in cui «c’è un’Amministrazione in sella che deve recuperare la verità, col Comune di Reggio a soffrire come tutti gli altri Comuni, e che già nella stagione del centrodestra questa sofferenza esisteva per gli stessi identici Comuni mentre invece è stata strumentalizzata per massimizzare il consenso a favore del centrosinistra». E d’altro canto, «utilizzare la crisi come pretesto del “non poter fare” non credo sia la strada giusta», puntualizza l’ex primo cittadino.
IL MONITO. Ma se il premier Matteo Renzi propugna e farà votare l’Italicum che le preferenze di fatto le abroga; se l’intero centrosinistra alla fine lo voterà; se lo voterà Area Popolare di cui, pure, fanno parte leader nazionali come il ministro dell’Interno Angelino Alfano in cui per un pezzo Scopelliti & C. si sono riconosciuti; se fino a poche settimane fa era prontissima a votarlo pure Forza Italia… chi è, in concreto, a favore delle preferenze oggi? Proprio su questa domanda arriva un durissimo monito dell’ex sindaco reggino: «Credo che i partiti debbano essere chiari con la gente, cui interessa e molto sapere se sarà chiamata a scegliere. E io credo che né Berlusconi né Renzi vogliano questo. Però, attenzione: tutti i sistemi perversi sono esplosi quando sono diventati insostenibili. Così è stato nel ’92; oggi, rischia questo sistema d’esplodere per via del fermento popolare… Si può pensare anche a una soluzione mediana, ma se si vuol evitare questo tipo d’epilogo la sovranità va restituita al popolo».
DOVE VANNO GLI SCOPELLITI-BOYS? Si è detto di tutto, in questi giorni. Qualche collega, racimolando informazioni sparse intorno al nome del “laboratorio”, ha ipotizzando (sbagliando) che la ricostruzione al centro della nuova iniziativa fosse quella dei ricostruttori di Forza Italia capitanati da un altro ex rampante del Pdl che fu, l’ex ministro ed ex Governatore pugliese Raffaele Fitto (ipotesi peraltro assai plausibile per i tanti fattori culturali, generazionali e in quota anche politici che legano i due esponenti del centrodestra). Ma non poteva certo passare sotto silenzio la presenza di due collaboratori “storici” di Scopelliti, il consigliere provinciale Michele Marcianò e l’ex assessore comunale Peppe Agliano, sotto le bandiere della Lega Nord (addirittura!) all’insegna del novismo targato Matteo Salvini (nella foto a sinistra, in un selfie proprio con Marcianò): uno che la leadership nazionale del centrodestra, se continua così, tra populismi, scissioni varie, declino dell’ex-Cavaliere e magari con un successo alle prossime Amministrative, potrebbe tranquillamente prendersela. «Sul significato del 25 aprile, qualsiasi riflessione potrebbe essere bollata come pura retorica… Dico che ci governa deve riflettere: io credo che in questo momento in Italia ci sia un regime, mascherato da regime democratico. Di solito, i regimi finiscono quando diventano soffocanti… – ammonisce Demy Arena, tracciando un parallelismo forse ardito –. In atto, stanti le enormi difficoltà della gente, davvero nessuno può escludere che oggi l’orizzonte sia di uno sbocco assimilabile, con le diversità del caso, a quanto avvenne il 25 aprile di 70 anni fa».
…CHI FESTEGGIA, IL 25? Al cronista non è passato inosservato che, con tante date possibili, s’è scelto di riallestire il “cantiere del centrodestra” reggino e calabrese (almeno) il 18 aprile, cioè esattamente 7 giorni prima di un giorno speciale per le Istituzioni e per milioni e milioni d’italiani: il 25 aprile che coinciderà coi 70 anni dalla Liberazione. Non la solita ricorrenza. Un giorno che, a Montecitorio, nelle stesse ore s’è festeggiato intonando Bella, ciao con decine di partigiani e loro congiunti… (in foto, un partigiano insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella). Che data sarà, per un “futuro centrodestra” che vorrebbe dirsi europeo e della “ricostruzione”? «Tutto ciò che hai detto – risponde l’ex amministratore – è emblematico di questo sistema, della confusione che ha generato. Chi oggi pensa di rimanere a fare politica credo debba guardare alla gente; e credo che proprio per questo non possa, oggi, operare scelte d’appartenenza, perché il quadro è talmente confuso che qualsiasi opzione risulterebbe sbagliata. Purtroppo bisogna fare decantare e probabilmente passare per percorsi ancor più di disgregazione, per poi riunificarsi». Un iter, s’intuisce nelle argomentazioni dell’ex assessore regionale, che potrebbe conoscere una tappa rilevante già negli esiti delle incombenti Amministrative di medio termine. Ma «Però Scopelliti era un leader non “paracadutato dall’alto”, ma perché l’ha voluto la gente; è stato fatto fuori con “armi improprie” – è la visione di Arena –, epperò per la gente continua a essere un leader».