Centro democratico/2 – Alla Porcino il coordinamento (e le gatte da pelare)
L’ex assessore comunale di Reggio Calabria all’Istruzione Maria Pia Porcino (vedi foto), centrista “di ferro”, è stata eletta questa mattina per acclamazione nuova coordinatrice provinciale del Centro democratico di Bruno Tabacci, nel corso del congresso provinciale reggino presieduto dal coordinatore nazionale e attuale commissario calabrese del partito Pino Bicchielli.
Diversi appuntamenti sono ora all’orizzonte: la fase congressuale è appena partita, le partite più importanti sono adesso i congressi negli altri territori (alcuni dei quali, a differenza del Reggino, ampiamente “responsabili” del flop alle Regionali scorse) e soprattutto il congresso regionale, già in programma per il 16 maggio prossimo.
L’unanimità nella scelta dell’elemento apicale dice molto, di questo congresso.
E, anche se l’ex coordinatore provinciale Pasquale Tripodi (già assessore regionale e sindaco di Bova Marina) sulla carta passa la mano, dice parecchio anche su chi, in questo partito, abbia il “pallino” in mano; e ovviamente la bussola indica anche Siderno e il sindaco in pectore Pietro Fuda.
Ma non dice tutto…
…Una cosa che non è chiarita, ad esempio, è la mole di “gatte da pelare” che la Porcino (se non andiamo errati, unica responsabile provinciale di sesso femminile di un partito a Reggio Calabria in questo momento) si troverà davanti.
Certo, conta anche e parecchio l’apprezzamento dello stesso coordinatore nazionale, visto che scrive Bicchielli che Cd «ha saputo scegliere una guida autorevole con una professionista stimatissima in città che ha un’esperienza politica tale da rappresentare una garanzia di successo».
E questo blog, nel suo piccolo, vuol rammentare d’averne ipotizzata la scelta tra le donne-assessori del sindaco Giuseppe Falcomatà (che com’è noto ha poi preferito un rinnovamento profondo anche generazionale, e comunque ha optato per non attingere a uomini e donne candidati al Consiglio comunale e non eletti): fosse andata diversamente, Maria Pia Porcino avrebbe centrato il non facile record di essere in Giunta sia col padre sia col figlio entrambi, evidentemente in tempi diversi, alla guida della città.
Resta però il fatto che la compagine consiliare per il momento nicchia.
Sfiora il Guinness dei primati la circostanza che al congresso provinciale di un partito non si presentino, simultaneamente, tutt’e tre i consiglieri (!) espressi da quello stesso partito nel Comune capoluogo di provincia (!!!).
La (democristianissima, eh…) indicazione di motivi personali avanzata dal delegato alle Società miste Ciccio Gangemi (che, per la cronaca, a lungo è stato il più quotato candidato alla guida della più importante Commissione consiliare, la seconda “Bilancio” poi toccata al consigliere della civica La Svolta Antonino Mileto) non cambia per nulla le cose.
Anche perché i due “osservati speciali” erano Nicola Paris e – soprattutto – Mimmo Martino: come Gangemi, entrambi sono risultati assenti. Ma in realtà la spiegazione, argomentano diplomaticamente ambienti tabacciani, sta nel fatto che Paris e Martino rispetto alla vita di partito si son presi «un momento di pausa», pur riconoscendosi (in atto) nel Centro democratico.
Non è difficile rammentare le ragioni di questa posizione da dissidenti.
Nicola Paris, il consigliere di Cd più votato in assoluto il 26 ottobre scorso, non avrebbe affatto gradito né condiviso il “fermi un giro” imposto dal primo cittadino per quanti nella scorsa consiliatura fossero stati schierati col centrodestra (come lui, allora consigliere comunale di Reggio Futura), opzione che ha fatto “saltare” un suo possibile incarico assessorile.
Complessa la questione per Demetrio Martino, che per esperienza istituzionale e militanza aveva tutte le carte in regola per diventare vicesindaco; com’è noto, è toccata invece al giovane collega di partito Saverio Anghelone. Ma il più serio e recente problema è completamente diverso e riguarda la guida della commissione Statuto e Regolamenti: in maggioranza, molti tacciano Martino di svolgere il ruolo in maniera autoritaria (magari senza troppo guardare all’estrema produttività dell’organismo), epperò il punctum dolens è rappresentato dall’impegno dell’ex diessino sui temi etici.
La “grana delle grane” ha riguardato il Regolamento sulle unioni civili, che martedì prossimo dovrebbe vedere le ultime audizioni e, secondo i programmi del presidente di Commissione, traguardare il voto entro un paio di sessioni di lavoro successive: accuse di presunte scorrettezze da ogni parte, conferenze stampa del centrodestra per ribadire a gran voce la primazia della “famiglia tradizionale” e un secco “no” a ogni tipo di normazione che voglia far da ponte al riconoscimento delle unioni omosessuali…
E, dolorosamente, lo stesso partito di Tabacci a sconfessare Martino su un tema del tutto limitrofo, la “mozione Ripepi”, chiarendo la propria posizione (tutela della “famiglia naturale” pienamente compatibile con l’adozione delle unioni civili) su registri ben lontani da quelli del consigliere che, pure, rappresenta Centro democratico quale unico presidente di Commissione, il quale aveva sottolineato che, se presente, mai e poi mai avrebbe votato per quella mozione (come invece tutto il centrosinistra ha fatto, con la sola eccezione del presidente del Consiglio comunale Demetrio Delfino, astenutosi).
Eppure, tre dati di fatto ci dicono che anche i centristi andranno a votare per le unioni civili “comunque”:
1) entro il 17 maggio il sindaco esige l’approvazione del Regolamento da parte dell’Assemblea;
2) tutta questa partita pare surreale, a pensare che il premier Matteo Renzi ha fatto sapere ormai settimane addietro che entro l’estate le unioni civili, e solo quelle per i gay!, saranno riconosciute con legge ordinaria dello Stato, anche per evitare “confusione” dopo i tanti importantissimi Comuni, da Roma a Milano, che le hanno riconosciute in assenza di un quadro normativo omogeneo nell’intero Paese;
3) soprattutto, lo stesso leader nazionale Bruno Tabacci non ha certo nascosto di essere favorevole alle unioni civili tra persone dello stesso sesso.
Sia come sia, stamattina sono arrivate poche ma reiterate e secche parole di Pino Bicchielli: «Gli eletti non rappresentano se stessi, ma il partito». Per cui non possono agire come monadi, ma debbono seguire la linea del partito (e in questo senso, aggiungiamo noi, anche il profilo e il “dna” della neocoordinatrice provinciale ci pare parlino chiaro).
Il messaggio è stato mandato; questo è scontato. Basteranno pochi giorni per constatarne gli effetti.