La famiglia naturale, Calamandrei e l’Istat
Coppie e famiglie – Non è questione di natura. In realtà, basterebbe guardare la copertina del libro ormai ben noto (uscito tre anni fa per i prestigiosi tipi di Feltrinelli) di Chiara Saraceno, forse la più celebrata sociologa italiana, illustre editorialista per quotidiani come Il Sole 24 Ore e Repubblica, per avere ben chiari i termini della questione…
La “famiglia naturale” non è, no, la classica mela.
Perché, vedete, già a caldo, quando è esplosa la questione della “famiglia naturale” e della mozione approvata quasi a voti unanimi nel Consiglio comunale di Reggio Calabria, diventata (ovviamente) un “caso nazionale” contribuendo a bollare la città con un’antipaticissima patente oscurantista, a questo blogger è venuto spontaneo il parallelo con la mela…
Al di là del suo nome, inteso come sostantivo di quattro lettere che inizia con una consonante e termina con una vocale, una mela “è una mela”. E non ci sta niente da fare: quella, è. Hai voglia a discutere di lana caprina… sempre mela è.
Ma proprio per questo, se alla fine tiri fuori una norma, un codicillo, una delibera, un ordine del giorno per dire che da ora in avanti la mela si chiamerà “mela”, e la mela è fatta così e cosà, e per meglio tutelarla verrà pure istituita una Festa della Mela, e allora scatta automatica un’equazione: qui si vuol fare una cosa sciocca, cioè definire cosa sia una “mela” che è cosa che tutti ma proprio tutti già sanno, esclusivamente per mettere “paletti” forse neanche necessari e soprattutto per definire a suon di carte bollate ciò che “mela” non è.
Tentiamo di dirlo in altre parole…
Al di là del proprio pensiero, occorrerà fotografare l’esistente. Questo click ci dice che esistono numerosissime situazioni in cui vivono insieme un uomo e una donna che si amano, uniti in matrimonio, e (se ci sono) i figli della coppia; ma anche che nel 2015, da parecchi anni ormai esistono pure parecchie coppie (magari numericamente inferiori) composte in maniera diversa, per esempio da due donne che si amano, o da due uomini che si amano. Ma, anche: da un uomo e da una donna che si amano però non sono uniti in matrimonio e, chissà!, magari neppure in futuro contrarranno questo vincolo. O da un uomo e una donna che non si sono mai amati, epperò stanno insieme per vincoli di mutua assistenza, queste ultime coppie del tutto affini a quelle composte da due uomini o da due donne che per le medesime ragioni non d’amore, ma sicuramente di cura e assistenza e supporto, e magari anche affettive, compongono nei fatti una coppia.
Da decenni esiste un quesito: se tutte queste coppie di tipo “B” – amore o meno – possano definirsi “famiglia”.
Per mille motivi, la risposta è sicuramente positiva: non si può infatti ritenere, quantomeno sotto i profili sociali (quanto ai profili giuridici, il discorso è differente e complesso…), che esista un unico modello di famiglia, o che per formarne una – nel 2015 – sia indispensabile il matrimonio o la sua composizione esclusivamente da parte di due soggetti eterosessuali, un maschio e una donna dunque.
A questo punto, sorge “la” domanda: e allora “queste” famiglie (siamo sempre nel “gruppo B”…), “che” famiglie sono?
In teoria questo sarebbe un quesito inutile. Perché, se “famiglia” è solo quella composta da un uomo e una donna uniti in matrimonio, beh…. insomma, signori: una mela “è una mela”.
Invece i tempi, e la famigerata “fotografia” sociale, ci dicono che la famiglia e la mela sono ben differenti: perché oggi da tempo “la” famiglia ha ceduto il posto ai vari tipi possibili di nucleo familiare (e non necessariamente per ragioni di tipo sessuale).
Avere una risposta pronta, quindi, aiuta: queste famiglie (“gruppo B”…) sono famiglie “non naturali”.
O no?
Cioè, il vero punctum dolens dell’intera vicenda è
che aver definito la “mela”, la presunta “famiglia naturale”, serve più che altro a una cosa sola: a discriminare tutti gli altri modelli, che incarnerebbero una non meno presunta “famiglia innaturale”.
La risposta della Saraceno – già autorevolissima docente di Sociologia della famiglia all’Università di Torino – in un’intervista rilasciata alla Stampa nel 2013 è limpida quanto severa: «Nel discorso pubblico italiano, in particolare della gerarchia della Chiesa cattolica ma non solo – penso per esempio ai nostri politici – si scambia la causa con l’effetto, cioè si dice: questi sono irresponsabili, non hanno un progetto e quindi non li riconosciamo. Invece, l’irresponsabilità deriva dalla mancanza di riconoscimento di tali rapporti».
Ma c’è una risposta una meno conosciuta, di quello che è probabilmente il maggior giurista italiano di tutti i tempi…
Va infatti chiarito che quando si trattò di formulare e poi approvare l’articolo 29 della Costituzione, i nostri Padri Costituenti si scontrarono in maniera micidiale, per poi licenziare un testo che riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Dunque non la famiglia come tale, ma come “società” naturale; e, in ogni caso, fondata sul matrimonio.
In quelle stesse ore, drastica la stroncatura dell’autore forse più noto della nostra Carta fondamentale, il celebratissimo Piero Calamandrei (foto a destra): «Dal punto di vista logico ritengo che sia un gravissimo errore, che rimarrà nel testo della nostra Costituzione come un’ingenuità, quello di congiungere l’idea di società naturale – che richiama al diritto naturale – colla frase successiva “fondata sul matrimonio”, che è un istituto di diritto positivo. Parlare di una società naturale che sorge dal matrimonio, cioè, in sostanza, da un negozio giuridico, è per me una contraddizione in termini».
Ma se la Saraceno e l’immenso Calamandrei non bastano, potrà forse essere d’aiuto a rappresentarsi la situazione con maggiore oggettività una coppia di dati statistici.
Il primo: l’Italia (di cui la Città del Vaticano è notoriamente un’enclave) è il Paese europeo in cui è più diffusa la pratica del matrimonio “diretto”, cioè non preceduto da convivenza. Il secondo: benché il nostro Paese abbia il primato continentale appena citato, il 12,8% delle coppie sposate è convolato a nozze dopo un periodo breve o lungo di convivenza. Questo cosa significa? La coppia dapprima “innaturale” è poi diventata “naturale” grazie a un contratto (perché giuridicamente questo il matrimonio è)?
Di più: l’incedere delle convivenze (anche, soprattutto a matrice eterosessuale) è a dir poco impetuoso. Nel 2007 erano circa 500mila; stando a una specifica ricerca dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, le convivenze erano ormai quasi un milione (972mila: dati 2011) e un bambino su quattro (dunque il 25% del totale) nel 2011 risultava nato da genitori non coniugati.
Nel frattempo, il numero delle coppie di conviventi mai sposati è cresciuto a 578mila.
Tutte famiglie innaturali?
…Un’altra convincente risposta sta non in opinabili norme sull’ “educazione sentimentale” dei più piccoli (varate però dall’Oms: e bisognerà prima o poi decidersi a chiarire se l’Organizzazione mondiale della sanità, quando propala standard scomodi per qualcuno, improvvisamente diventi inattendibile, quando per tutto il pianeta è serio e attendibile per tutte le altre attività….), ma proprio dalla documentazione ufficiale dell’Istat.
Nel questionario ufficiale del Censimento 2011, la famiglia – a 67 anni dall’approvazione della Costituzione… e anche questo conta! – è inequivocabilmente definita così: «Un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso Comune». E per la prima volta quel Censimento, ormai quattro anni fa!, ha dato la possibilità alle coppie d’indicarsi, in forma anonima o meno, quali coppie conviventi omosessuali.
E non è finita qui: stando alle risposte ai questionari, ha avuto modo di chiarire direttamente l’Istituto di statistica, «la maggioranza dei rispondenti (62,8%) è d’accordo con l’affermazione “è giusto che una coppia di omosessuali che convive possa avere per legge gli stessi diritti di una coppia sposata”. Il 43,9% con l’affermazione “è giusto che una coppia omosessuale si sposi se lo desidera». Stiamo parlando, ripetiamo, non di un’idea, ma delle risposte ufficiali al Censimento 2011 da parte dei 24 milioni e mezzo (24.512.012, per l’esattezza) di nuclei familiari censiti in cui quattro anni fa risultavano organizzati i 59 milioni e mezzo d’italiani. Nel 2011, cioè due anni prima che si dimettesse papa Benedetto XVI, evento che ha poi portato all’avvento dell’attuale Pontefice, papa Francesco…
A Reggio Calabria, Italia, però, si discute ancòra di famiglia naturale.
Pingback: Reggio Calabria: La famiglia naturale, Calamandrei e l’Istat | Sola-mente un blog. Nulla di più, nulla di meno