Reggio, ex capitale dei “botti”: multa da 500 euro per chi festeggia il 2015 coi fuochi d’artificio
Reggio Calabria non è più, improvvisamente, la capitale italiana dei giochi pirotecnici.
Il giovane sindaco Peppe Falcomatà ha deciso, con la sua ordinanza numero 10 che reca la data odierna (dunque dell’ultimo dell’anno 2014), di vietare l’uso dei fuochi d’artificio per 48 ore: tutto San Silvestro e tutto Capodanno.
È persino superfluo aggiungere che questa decisione farà discutere parecchio, e per vari motivi.
Diciamo sùbito che il divieto sull’intero territorio comunale fra il 31 dicembre e l’1 gennaio 2015 «di accendere, lanciare e sparare materiali pirotecnici e similari» trova, nella parte motivazionale dell’atto sindacale, uno zoccolo duro di ragioni particolarmente serie.
Utilizzare i “botti” potrà costare da un minimo di 25 a un massimo di 500 euro perché «sono spesso causa di danni fisici, sia per chi maneggia tali strumenti pirotecnici sia per chi ne viene accidentalmente colpito», in quanto «si possono altresì verificare danni materiali al patrimonio pubblico e privato, come pure all’ambiente»; perché i petardi possono «provocare danni fisici anche di rilevante entità sia a chi li maneggia sia a chi ne viene fortuitamente colpito», pericolo che in caso siano impiegati «in luoghi affollati e dai bambini» sussiste pure per i fuochi a mero effetto luminoso; ma anche perché «le detonazioni hanno particolari effetti negativi sul mondo animale».
Una considerazione, questa, già formulata da anni e su scala nazionale dalle associazioni animaliste.
Ma soprattutto, di che parla l’ordinanza quando fa riferimento ai danni fisici “da botti”? Solo a San Silvestro 2013,
nel nostro Paese, per “festeggiare” l’inizio del 2014 a causa dei fuochi d’artificio si son registrati 350 feriti (16 con prognosi sopra i 40 giorni di guarigione), 89 dei quali minorenni, tre dei quali, quella stessa notte, subirono ustioni al volto e alle mani proprio a Reggio, che peraltro con 13 feriti fu la provincia col maggior numero di lesionati nell’intero Stivale. (E va detto che solo quella notte, non ci rimise le penne nessun connazionale: nel 2011 un ristoratore morì a Napoli, e in Italia i feriti furono 498; nel 2012, sempre in Campania, furono un altro ristoratore nel Casertano e un imprenditore in provincia di Benevento a perdere la vita, mentre 361 risultarono i feriti, solo per citare gli anni a noi più vicini. Ma pure nel 2006, 2008 e 2009 “ci scappò il morto” e nel 2001 si registrarono addirittura quattro persone decedute, oltre a ben 800 feriti).
E nella prima ora dopo la mezzanotte – chiaramente quella più “calda” per l’accensione di mortaretti etc. – si registrano annualmente almeno 1.200 chiamate ai Vigili del fuoco per incidenti o incendi.
Gli animali domestici, poi – come evidenzia anche un ecologista che non ha bisogno di presentazioni, Fulco Pratesi, sul sito web nazionale del Wwf –, se non ne muoiono, ne soffrono terribilmente per via di micidiali crisi di panico.
Certo, restano criticità e perplessità.
Intanto, pare gracilino l’articolo 54 del decreto legislativo 267/2000 – che sarebbe il Tuel, il Testo unico Enti locali, laddove prevede che «il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto dei princìpi generali dell’ordinamento giuridico, provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità dei cittadini» – , se contrapposto alla straordinaria forza della tradizione, più radicata ancòra nel Sud del Paese.
E poi, chi farebbe applicare l’ordinanza del primo cittadino? Le sanzioni andrebbero irrogate dalla Polizia municipale e dagli «agenti della forza pubblica». Che però temiamo abbiano anche molto altro da fare, specie a Reggio Calabria… La verità è che da poche ore esiste una norma, ma in concreto spetterà al buon senso della cittadinanza la sua reale applicazione. E la questione non riguarda affatto solo la città dello Stretto: su oltre 1.500 lettori del sito web del Corriere della sera, più della metà ha sottolineato l’inutilità delle ordinanze sindacali che già in molti altri angoli del Paese – incluse grandi città come Milano e Bari – hanno interdetto i “botti”…
Dunque: tra poche ore sapremo. Basterà aspettare la mezzanotte.
…Ah: l’atto del giovane Falcomatà non lo cita, ovviamente, ma tra i “pro” ci sarebbe anche il colpo indirettamente assestato al radicatissimo “mercato nero” dei giochi pirotecnici. Solo in questi giorni, la sola Guardia di finanza ha sequestrato quattro tonnellate (cioè 40 quintali o, se preferite, 4mila chilogrammi) di fuochi d’artificio illegali o contraffatti nella sola Guidonia: per un paradosso amaro si tratta della città natale di David Di Michele, bomber amaranto almeno quest’anno con le …polveri bagnate, proprio mentre la Reggina cola a picco in LegaPro.
Ma, per restare al locale, tra Lamezia Terme e Cosenza negli ultimi 15 giorni sempre le Fiamme gialle ne hanno sequestrate 8 tonnellate (!). Tutto materiale poco sicuro, che aumenta all’inverosimile la possibilità di danni all’incolumità delle persone.
Certo però, all’ombra dei Bronzi di Riace la questione culturalmente è diversa. Molto diversa.
Perché il “modello Reggio”, dei fuochi d’artificio fece un emblema.
Era il 21 giugno 2006 quando prese il via la prima edizione di “Danze di stelle”, manifestazione pirotecnica internazionale (che quell’anno durò fino al 3 luglio, data poi procrastinata al 6 dello stesso mese per effetto di specifica proroga) destinata poi a evolvere in vero e proprio festival internazionale dei fuochi d’artificio, anzi “di coreografie pirotecniche”.
E dove venivano “sparati” i petardi? Sul Lungomare intitolato a Italo Falcomatà, il compianto primo cittadino della “Primavera di Reggio”, padre del sindaco in carica. Due spettacoli al giorno con giochi pirotecnici operati da piattaforme a mare, più sette spettacoli minori con fuochi a terra a 30 metri dagli spettatori, e poi l’ “Asinello” (un attore a impersonare un somaro cosparso di fiaccole, fontane e vulcani).
Il tutto, con artisti del calibro dei Los Locos, Niccolò Fabi, Luca Barbarossa e “present-attori” reggini doc come Giacomo Battaglia e Gennaro Calabrese.
Manifestazione in grande stile che ebbe poi varie edizioni, cadendo nel dimenticatoio con lo svanire dello stesso “modello Reggio”.
Chiaro che, oggi, non siamo solo di fronte a un’ordinanza, ma a una sorta di referendum: bisognerà capire quanto i reggini siano disposti a rispettare la legalità quando in ballo c’è una tradizione anche forte (basti pensare ai “fuochi” esplosi, in contesto ben differente, in onore della Patrona, la Madonna della Consolazione). E, su altro fronte, dopo il 61% tributato a Giuseppe Falcomatà e al centrosinistra, quanto la cittadinanza si sia effettivamente discostata dalla gestione degli anni precedenti fuori dalle urne, quanto prenda oggi le distanze da quel modello culturale.
…Ammesso che non lo ritenga, invece, sacrosanto.