Reggio Calabria, il sindaco terrebbe per sé “Decreto” e Beni confiscati. Vicesindaco un “moderato”?
Il neosindaco di Reggio Calabria Peppe Falcomatà potrebbe iniziare già fra qualche ora la sua sequenza d’incontri con le varie forze politiche che hanno contribuito al suo largo successo alle Comunali del 26 ottobre.
Diciamo sùbito che i tempi saranno veloci ma difficlmente fulminei: a rallentare (almeno un pochino) i lavori ci sono due circostanze che attengono alle donne da inserire in Giunta.
Ha infatti detto “no” Nancy Iachino, recordwoman di preferenze ma anche unica consigliera eletta fra i 22 membri di maggioranza: almeno due i motivi, da un lato l’inesperienza (è al primo mandato) e il pur garbato pressing che le sarebbe stato rivolto, considerato che gli assessori piddini “doc” (cioè non solo appartenenti al Partito democratico ma anche inseriti nella relativa lista) dovrebbero essere comunque al massimo due.
Restando ancòra sulla rappresentanza femminile, c’è poi il nodo circa le esterne. Tre, aveva detto il primo cittadino. Ma a questo punto dei 9 assessori (numero massimo, che Falcomatà jr. intende peraltro raggiungere) quante saranno le donne? Visto il rifiuto dell’unica eletta, si supporrebbe sempre quattro – per rispettare le proporzioni stabilite dal “ddl Delrio”, che ha modificato il comma 2 dell’art. 46 del Tuel stabilendo che ogni sesso dev’essere rappresentato con almeno il 40% del totale degli assessori –, senonché rispettare perfettamente questo principio a questo punto vorrebbe dire violarne un altro. Cioè l’impossibilità di nominare più di tre assessori esterni.
Ecco allora la concreta certezza che (dopo aver fatto mettere nero su bianco alla Iachino la propria rinuncia motivata, per poter poi esibire un atto congruente in caso di ricorsi per violazione del principio paritario…) il primo cittadino nominerà 6 assessori maschi e 3 femmine, queste ultime ovviamente tutte esterne.
Certezze ancòra non ce ne sono, ma quanto alle possibili “assessore” l’intenzione sarebbe di scandagliare attentamente le rose di nomi che saranno fornite in particolare da parti sociali, associazioni e ambienti universitari (che hanno visto anche alcune esponenti significative candidarsi direttamente o rinunciare a un impegno diretto addirittura alla sindacatura: potrebbe essere l’occasione per un “ripescaggio”, in termini però tutti da verificare). A quanto sembra però in pole position per esprimere una donna almeno ci sarebbe il sindacato: uno dei ragionamenti coinvolge le figure apicali, con possibilità di schierare donne impegnate a livelli regionali (la cislina Rosy Perrone?) o l’unica donna in atto con funzioni di segretario provinciale generale (parleremmo della cigiellina Mimma Pacifici, che peraltro non è reggina ma locridea; ostacolo questo, comunque, non certo invalicabile). Altri indicano qualche elemento che svolge o comunque ha svolto ruoli importanti in organismi paritari.
Per carità, boatos… anche se provenienti da ambienti qualificati.
Qualcuno poi ha bisbigliato il nome di qualche donna d’esperienza: tra queste non manca una professionista della Sanità e amministratrice di lungo corso come Maria Pia Porcino (i 525 raccolti col Centro democratico non sono bastati, stavolta, per l’elezione), in Giunta pure ai tempi di Falcomatà senior.
L’elenco peraltro sarebbe molto più lungo: basterà guardare, ad esempio, anche a elementi assai rilevanti nel mondo della scuola che potrebbero assolvere con grande competenza a un assessorato a Istruzione Cultura … e Sport, come pare vada profilandosi (sì, perché come già s’è visto scendere da 14 a 9 assessori comporta ovviamente un superlavoro in termini d’accorpamento e le deleghe andranno quasi certamente ridisegnate nel loro complesso).
Per il resto, 6 assessori maschi.
Proviamo a entrare nel merito.
Un primo elemento riguarda appunto le deleghe assessorili che il sindaco terrà per sé: dovrebbero esserci quantomeno Politiche comunitarie (strategiche), Beni confiscati (difficile scordare che Peppe Falcomatà ha lavorato nel settore proprio all’Agenzia nazionale ubicata a Tremulini) e “Decreto Reggio” (delega pesantissima e gravosissima, che in questa fase ben difficilmente si potrebbe ipotizzare affidata a soggetti altri dal sindaco della città).
Le liste che hanno portato elementi a Palazzo di città sono complessivamente otto, sulle undici dello schieramento: le tre rimaste “a secco”, ma pure Oltre, Cambiare Reggio cambia/Officina Calabria e il redivivo Partito socialista resterebbero fuori dalla Giunta e dovrebbero ottenere un coinvolgimento esclusivamente in termini di ufficio di Presidenza d’Assemblea, presidenze di Commissione e nomine di sottogoverno.
I sei assessori maschi andrebbero quindi ripartiti tra le uniche 5 liste che hanno ottenuto più di un seggio.
Il Partito democratico – prima forza politica in città – coi suoi 7 consiglieri eletti sarebbe anche l’unica formazione cui toccherebbero due assessori, con l’avvertenza che se si rispetterà questo numero difficilmente il Pd andrebbe a esprimere il vicesindaco o deleghe tutte pesantissime, considerato che il partito già esprime il sindaco.
Com’è ovvio, tanti in pista. Per motivi vari incrociati – esperienze, anagrafe… – i maggiormente indiziati sono tre: Peppe Marino (il consigliere più votato in assoluto, già vicepresidente del Consiglio comunale: di fatto, “blindato”), Demetrio Delfino (giovane ma già di notevolissima esperienza a Palazzo di città, attivissimo, sopra “quota mille” voti e con un atout importante: il neosindaco già in campagna elettorale aveva pubblicamente dichiarato che in caso d’elezione avrebbe gradito averlo in “squadra”) e Gianni Minniti (già assessore per il centrosinistra ma, parrebbe, con qualche chance in meno).
E qui, la rinuncia di Nancy Iachino tingerà automaticamente di rosa il Consiglio perché a subentrare al prescelto ci sarebbe Paola Serranò, cuore dell’Hospice “Via delle Stelle”, oltre al giovane Marco Schirripa.
Circostanza non scontata, le due “liste del sindaco” avranno – a quanto pare – un assessore a testa: non è automatico perché su un piatto della bilancia, e chiaramente, c’è l’enorme peso elettorale, visto che sommandole superano i voti piddini!, ma sull’altro la circostanza che sindaco + deleghe del sindaco + 2 assessori delle liste del sindaco = “supervertice” di stretta osservanza falcomatiana.
Circostanza da temperare con cautela, per non irritare le altre componenti di una quantomai composita maggioranza.
Vari significativi interlocutori, a incrociarne i pareri, si dicono convinti che in concreto qui sia tutto già deciso.
Per Reset l’assessore sarebbe un “fedelissimo” del neosindaco: Armando Neri.
Quanto a La Svolta, intanto le urne hanno dato un responso molto chiaro con un distacco forte a vantaggio di Giovanni Muraca, ben oltre i 900 suffragi, a cui favore giocano poi altri 2 fattori: a) parentela con Roberto Leo, uscente dell’Udc, che consentirebbe di “aprire” il ventaglio verso la porzione moderata della coalizione; b) provenienza dalle forze di polizia, che potrebbe indirizzarlo verso le deleghe a Polizia municipale, Sicurezza, Legalità (gli accorpamenti determinerebbero più o meno così l’assessorato).
Sempre a quota tre seggi, ci sono altre due liste con un po’ più “passato” (ed ex del centrodestra…) sul groppone.
Rispetto al Centro democratico, proprio il fattore-trasversalismo (diretto o ereditario) sconsiglierebbe decisamente l’opzione Nicola Paris (già consigliere di centrodestra nella consiliatura pre-commissariamento, è primo eletto) o Saverio Anghelone (il padre Paolo era assessore alle Attività produttive nella medesima consiliatura), suggerendo di riannodare il fil rouge che porta agli anni di Falcomatà padre con la scelta di Demetrio Martino (che per di più del partito di Bruno Tabacci è anche coordinatore per Reggio città).
Peraltro, ce ne sarebbe pure uno ulteriore: il subentro in aula da parte di Ciccio Gangemi all’assessore prescelto.
Fermo restando che, in caso d’assessorato per i Bova–boys, a subentrare in Assemblea sarà l’ex vicepresidente del Consiglio comunale per il centrodestra Emiliano Imbalzano, A testa alta per Reggio esprime ben due consiglieri sopra i mille voti. Dovrebbe senz’altro essere cooptato Nino Zimbalatti, per la sua esperienza come pure per l’indiscussa vicinanza al leader della formazione, l’ex presidente del Consiglio regionale Peppe Bova.
Un fattore non di poco conto riguarda poi queste ultime due liste: dovrebbero ottenere deleghe significative (a fronte dell’assessorato unico) e, a quanto si vocifera, nel “pacchetto” rientrerebbe la vicesindacatura, salvo che per quest’ultima opzione venga individuata una delle tre donne esterne.
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