Tocco “rosa” a Palazzo San Giorgio: sarà per la prossima volta…?
…Ha fatto solo danni.
Parliamo di lei: la preferenza doppia di genere, il 26 ottobre scorso alla prima applicazione assoluta alle Comunali di Reggio Calabria.
Nel suo Dna, è la sorellastra delle “quote rosa”: mentre le controverse quote rappresentano appunto delle riserve (di volta in volta sul numero complessivo degli eletti oppure sul numero dei candidati da inserire in ciascuna lista in una competizione elettorale), la preferenza doppia lascia un asso in più nella manica della coscienza individuale. Perché delega al singolo elettore la scelta se esercitare o meno una facoltà che, in potenza, ha uno straordinario valore paritario.
Di che si tratta in concreto?
La norma è abbastanza chiara ma, ahinoi!, assai poco conosciuta.
Di fondo, rimane il vecchio canovaccio della “preferenza unica”: si parte col concetto che si può votare (al di là del candidato sindaco, opzionabile anche col voto disgiunto) per una certa lista e, all’interno dei suoi aspiranti a uno dei 32 scranni a Palazzo San Giorgio, attribuire una sola preferenza a uno qualsiasi di loro, uomo o donna che sia.
La novità è che stavolta era possibile bissare la preferenza, a condizione che s’indicasse un aspirante consigliere di sesso differente rispetto a quello prescelto col primo suffragio. Quindi, fermo restando che occorreva sempre pescare tra i candidati della lista “x” per cui s’era votato, se la prima preferenza era andata a una candidata si poteva aggiungere una seconda preferenza da tributare a un candidato di sesso maschile, se invece la prima preferenza era andata a un candidato si poteva aggiungere un’altra preferenza da assegnare a una tra le donne in lista.
…Dal dire al fare, però, c’è di mezzo il mare.
E
sono migliaia gli elettori che in questo nuovo meccanismo non ci hanno capito niente: presidenti di seggio e scrutatori sono stati “presi d’assalto” con richieste di chiarimento pressanti, a quanto pare in tantissimi hanno sbagliato, per esempio attribuendo entrambe le preferenze a candidati di sesso maschile (poco male: in tal caso è stata annullata automaticamente la seconda preferenza, quella posta insomma sulla seconda riga).
Ma la cosa più rilevante non è sicuramente questa.
Il punto è che le finalità paritarie con cui la norma era nata sono risultate drammaticamente tradite dalla prima concreta applicazione.
Infatti è vero che, ad esempio, a Palazzo San Giorgio le elette non sono state mai tantissime; però sùbito prima del commissariamento per contiguità mafiose esisteva comunque un pur ridotto drappello di consiglieri comunali donna (Tilde Minasi, anche con Demy Arena prescelta quale assessore, nello specifico all’Ambiente; Monica Falcomatà, titolare della delicatissima delega alle Società miste…).
Questa volta però era lecito attendersi un “diluvio” di preferenze per le donne, visto che per ogni voto attribuibile a un candidato di sesso maschile sarebbe stato comunque possibile votare anche un’aspirante consigliera comunale.
Invece, i fatti purtroppo hanno dato ragione a chi – come noi – aveva ipotizzato un risicato ricorso alla preferenza doppia. E questo innanzitutto per volontà degli stessi maschietti aspiranti a un scranno a Palazzo San Giorgio, perché alla fine il problema è sempre lo stesso: se tante preferenze vanno alle donne, e a candidate competitive, alla fine i posti per gli “uomini in politica” si riducono.
Risultato: su 32 consiglieri eletti ci sono solo due donne, una per coalizione (dunque una sola su 22 nelle fila della maggioranza, una sola su 10 tra gli oppositori, con un livello di rappresentatività dunque ben più alto in questo secondo caso).
Si tratta della record-woman di preferenze Nancy Iachino (foto a sinistra), che con 1.197 suffragi è risultata la candidata più votata ma anche il terzo candidato più votati in assoluto includendo anche i maschi nel computo. C’è poi un’altra new entry che è la rappresentante di Forza Italia: per Forza Italia la spunta Mary Caracciolo, anche lei vera e propria “potenza” elettorale (848 voti).
Ah, a proposito: peccato, tra i 9 candidati alla sindacatura, che nessuna delle donne sia riuscita a entrare a Palazzo di città…
Come dite? …Sì, è vero: su 9 (nove) aspiranti alla fascia tricolore, un numero da record, non c’era neppure una donna. Anche questo – lasciando per un attimo da parte la preferenza doppia di genere – ci dice, purtroppo, qualcosa di rilevante sull’effettiva considerazione di cui purtroppo ancor oggi godono, mediamente, le donne in politica.
Speriamo che questo vento cambi.