Spigolature dell’operazione “Breakfast”. Quando Claudio (Scajola) bacchettava Silvio B.
L’ex coordinatore nazionale di Forza Italia Claudio Scajola – a sua insaputa, naturalmente – è stato arrestato l’8 maggio scorso nell’àmbito dell’operazione Breakfast della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. E giusto adesso il pm che concretamente ha animato il fascicolo sfociato nelle otto misure di custodia cautelare – il magistrato antimafia reggino Giuseppe Lombardo – e il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Francesco Curcio hanno interrogato per lunghe ore l’ex pluriministro, in un faccia-a-faccia poi secretato.
Il tema è quello del favoreggiamento della latitanza dell’ex parlamentare reggino berlusconiano Amedeo Matacena, condannato irrevocabilmente a 5 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa in un troncone del maxiprocesso di ‘ndrangheta Olimpia (qui lo vediamo con la moglie Chiara Rizzo). Ma pure quello della ventilata esistenza di una “cupola” pluto-massonica che avrebbe fatto affari con la ‘ndrangheta, intessendo appunto con la criminalità organizzata calabrese una sorta di network in cui ci si scambiava appoggi per le latitanze, conoscenze altolocate, consenso per provvedimenti normativi di favore…
…Tuttavia, la vicenda è deflagrata come un rotolo di Semtex-H su scala nazionale per via dei tanti, peculiari “ingredienti” tutti insieme nello stesso paiolo…
Il potente.
L’armatore.
La bellissima.
La latitanza – esilio dorato a Dubai.
Montecarlo.
Il Libano.
Il sexcrime.
Miss Italia (è la madre di Matacena, Raffaella De Carolis: in foto, splendida 19enne nel ’62, l’anno della sua incoronazione come reginetta di bellezza).
Amin Gemayel.
La pluriterritorialità: Roma e Costa Azzurra, Calabria, Liguria e Medioriente…
La modella convinta di poter tornare in Italia quasi da turista.
E molti altri…
Certo però, è stato relativamente non battuto un aspetto singolare dell’intera questione: il motivo per cui l’indagine (al di là degli indiscutibili meriti e delle intuizioni di investigatori e inquirenti) non ha avuto ostacoli esogeni, cioè la mancata esistenza in capo a Scajola di cariche elettive e di candidature pendenti di qualsiasi tipo.
Una circostanza nient’affatto scontata: solo pochi giorni prima che scattassero le misure restrittive (sarebbe seguita l’iscrizione al registro degli indagati di ulteriori soggetti, le cui generalità fin qui restano occulte), ambienti forzisti davano per pacifica la candidatura dell’ex titolare del Viminale nelle liste della “Forza Italia 2.0”.
…La mancata candidatura, però, non è il motivo; bensì, l’effetto.
Ecco perché risulta dannatamente importante interrogarsi circa il vero motivo “a monte” di quella scelta da parte dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dei suoi nuovi guru, non ultimo l’ex direttore di Studio Aperto e Tg4 Giovanni Toti (nella foto).
Qual è stato il ragionamento, l’iter logico seguìto nei giorni a cavallo del fatidico mezzogiorno del 27 aprile, ultimo istante utile per il deposito delle eurocandidature?
A) BERLUSCONI/1 – SONDAGGI. Intanto, la decisione da parte di Forza Italia rispetto a Scajola – a differenza che per altri aspiranti a un seggio a Strasburgo – è stata resa nota ben prima del 27 aprile. A metà dello stesso mese “tutto era già compiuto”, con l’ovvio clamore del caso.
L’ex premier Silvio Berlusconi ebbe a dichiarare: «Per quanto riguarda Scajola è stata una cosa molto molto molto molto dolorosa, perché io ho stima per Claudio Scajola, è stato nostro coordinatore nazionale, ha lavorato benissimo all’organizzazione e alla gestione del partito ed era nostra intenzione, guardando al suo valore, di metterlo nella lista dei nostri candidati (…). Ma abbiam dovuto fare il conto con la battaglia e lo scandalo sul nome di Scajola che, abbiamo saputo, si stava preparando in certi giornali. Avendo fatto dei sondaggi, abbiamo dovuto rinunciare dolorosamente al suo apporto durante questa campagna elettorale e al suo apporto in Europa. Spero che ci sarà ancòra la possibilità di collaborare con lui».
B) ZANZARA. Il 17 aprile, quegli sfrontati buontemponi della Zanzara intervistavano il ras di Imperia (città ligure di cui l’ex ministro dell’Interno è stato anche sindaco due volte, tra il 1982 e il 1983 e poi dal ’90 al ’95). E le parole del politico ligure risuonano assai nette: «Sondaggi negativi? Non credo che Berlusconi la pensi davvero così, è un pretesto suggerito da qualche consigliere. Le stesse cose le avevano dette Toti e Romani. Gli hanno fatto credere delle cose non vere, è stato influenzato e gli hanno raccontato delle bufale». Nello specifico, poi, strali al fulmicotone contro Toti, “reo” d’aver dichiarato in tv proprio che il nome dell’ex ministro sarebbe poco gradito agli elettori azzurri secondo vari sondaggi: «Sentire da Giovanni Toti in televisione che il mio nome poteva essere un danno è stata una coltellata in una ferita, non me l’ha data neppure un avversario politico, nessuno. È arrivata da uno uscito ora da sotto un cavolo, uno che che fa il consigliere politico. Un’infamia».
Soprattutto, David Parenzo & Giuseppe Cruciani (vedi foto) sulle frequenze di Radio24 nell’occasione “estorcono” a Claudio Scajola pesantissime dichiarazioni sul suo (ex?) leader politico, in relazione alla mancata eurocandidatura. «Sicuramente sono deluso da Berlusconi perché alla fine la scelta era sua e se aveva qualche dubbio non si è confrontato con me. Non mi ha nemmeno telefonato per dirmelo», così le sonore “bacchettate” di Scajola all’ex premier.
C) BERLUSCONI/2 – L’AIUTINO. Ma, in piena campagna per un voto continentale che, dopo l’emulsione dal Pdl di Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, per Forza Italia sarà complicatissimo, non v’è chi non veda la difficoltà per un Berlusconi peraltro già immerso fino al collo nei guai giudiziari, col suo discusso affidamento in prova ai servizi sociali.
Ecco allora che l’ex premier tenta di divincolarsi dall’abbraccio letale di una Giustizia “persecutrice” con una dichiarazione a Telelombardia particolarmente infelice: «Assurdo mettere in carcere una persona che è stata ministro dell’Interno solo perché ha aiutato a trasferire un amico già latitante». Come fosse normale, per un ex ministro, e in particolare per un ex ministro dell’Interno (!), dirigere in questo o in quel Paese un ricercato suo ex collega di partito anziché, responsabilmente, invitarlo a costituirsi immediatamente.
D) BERLUSCONI/3 – «…SCAJOLA, CHI?» Il tutto si complica, riannodando le fila delle dichiarazioni dell’ “ex Cavaliere” al tg di La7. Non solo la presa di distanza dall’ex coordinatore nazionale di Forza Italia – per tre lustri, eh; mica per un giorno – stavolta è nettissima («Ha certamente sbagliato») ma in più l’ex Presidente del Consiglio dei ministri, per rincarare in qualche modo la dose, mette insieme le situazioni personali, politiche e penali di tre personaggi molto diversi come lo stesso Scajola, Marcello Dell’Utri e Nicola “Nick ‘o ‘mmericano” Cosentino: «Sono persone – dice Berlusconi al notiziario diretto da Enrico Mentana – che hanno storie personali… Mi addolora che abbiano avuto queste cose: da tempo, però, non partecipano alla vita del partito».
E) PINOCCHIO. …Ma non sta bene dire le bugie. E quand’anche non fossero menzogne nel senso stretto del termine: non sta bene dire una volta
una cosa, un’altra volta una cosa completamente diversa…
E’ proprio il caso di Silvio Berlusconi rispetto alla candidatura di Claudio Scajola per Strasburgo.
Sì, perché non si vede un minimo profilo di compatibilità tra il riferimento alla defenestrazione dell’ex ministro in quanto non sufficientemente gradito agli elettori secondo qualche istituto demoscopico e l’accenno a uno Scajola inusitatamente fuori dalla vita del partito da anni. Due scenari completamente avulsi l’uno dall’altro: in uno dei due casi almeno, Berlusconi non ha detto la verità, senza ombra di dubbio.
F) LE VOCI. Il punto (o, comunque, uno dei punti) è che, secondo i soliti beneinformati, l’esclusione di un politico navigato e molto radicato anche sul territorio come Scajola non sarebbe dovuto né a una presunta attuale minor popolarità tra gli elettori azzurri né al suo ipotetico disimpegno di lungo corso da Forza Italia; bensì da una differente sostanza dello «scandalo» menzionato “a caldo” dallo stesso Berlusconi.
Che in pratica aveva espresso timori di un dossieraggio ai danni del politico ligure che avrebbe potuto danneggiare la delicata partita elettorale europea dell’intero partito. Ma forse (e questo è un gran “buco nero” nella ricostruzione dei fatti) in realtà aveva avuto qualche “spiffero” rispetto all’inchiesta che covava sotto la cenere e stava per travolgere uno dei suoi più fidati “colonnelli” storici.
Ma, va detto, la smentita a quest’ipotesi è arrivata immediata da parte del diretto interessato; il leader forzista, appunto. In un mare di contraddizioni, quale sia “la” verità di Silvio Berlusconi sulla vicenda non si riesce in nessun modo a capire.
G) LE CARTE. Peraltro, a confutare in modo abbastanza netto l’ex premier ci pensano, comunque, i riscontri dei magistrati nell’àmbito dell’inchiesta sulla latitanza di Matacena (e, per inciso, Berlusconi ha affermato di non ricordarsi minimamente neanche di lui…).
Giusto un mese prima dell’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti che l’avrebbe condotto a Regina Coeli, il 4 aprile scorso, Scajola ha una delle numerosissime telefonate con la Rizzo (vedi foto), insomma la consorte di Matacena jr., durante la quale «Claudio dice che è in attesa di sviluppi per la sua candidatura, Claudio commenta che la situazione di Forza Italia è molto grave e BERLUSCONI, anche se è a favore di una sua candidatura, viene bloccato dal suo attuale entourage».
Politicamente parlando, parrebbe la smoking gun, la “pistola fumante”: nessuna distanza siderale e tantomeno «da tempo», dalle parole dello stesso Claudio Scajola i rapporti col suo leader di partito appaiono costanti e soprattutto ottimi, al punto che solo chi “sta intorno” all’ex premier (e qui le congetture sarebbero molteplici) avrebbe ostruito la strada per l’Europarlamento.
Non solo. Nel corso della medesima conversazione con Chiara Rizzo intercettata dagli uomini della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, l’ex ministro allo Sviluppo economico si dice certo che «in caso di mancata candidatura Forza Italia gli proporrà un incarico di prestigio». Uno scenario del tutto incompatibile con la rottura dei rapporti col partito che (dopo un biennio da coordinatore nazionale organizzativo) resse quale coordinatore nazionale dal 1998 al 2011.