Del nodo-Gratteri, o anche: il Pd e una candidatura “difficile”
Doveva essere ministro. Della Giustizia, of course: peccato non aver pensato al “dettaglio” che si sarebbe trattato del primo magistrato mai passato da magistrato in carica a Guardasigilli senza soluzione di continuità (e senza volersi neanche dimettere dal corpo magistratuale; non nell’immediato, almeno). Poi l’idea era di farne il presidente della Giunta regionale calabrese; ovviamente, senza passare dal giogo delle primarie di partito / di coalizione, ritenute da lui ma soprattutto “per” lui particolarmente rischiose e inadatte.
Adesso, l’ultima perla del Pd per il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri è di «chiedergli un sacrificio per la città di Reggio». E cioè, in sostanza, di candidarlo a primo cittadino di Reggio Calabria.
Una posizione, quella del Partito democratico, che ci sembra particolarmente velleitaria e poco convincente.
Il problema numero 1 sta nell’evidente progressiva capitis deminutio: nella vita si fa quel si può, abbiamo capito, ma se i piddini continuano così il prossimo tentativo sarà di cooptare Gratteri come assessore alla Polizia municipale di Ladispoli (con tutto il dovuto rispetto). Un problema di merito occorrerebbe anche porselo, nei confronti di uno dei più formidabili inquirenti del pianeta nel contrasto al narcotraffico internazionale, straordinario divulgatore e autore di libri sull’argomento di successo (almeno) nazionale.
A seguire, l’idea costante, a queste latitudini (Calabria & C.) che sia sempre utile appoggiarsi all’Uomo della Provvidenza: il Partito democratico da questo punto di vista marca malissimo, tra l’altro screditando da solo le (non moltissime: come per quasi tutti gli altri partiti) risorse d’eccellenza che potrebbe utilmente mettere in campo.
Da questa seconda perplessità, però, ne nascono come per gemmazione altre due che sono forse quelle determinanti….
Com’è andata a finire, per dire, con un magistrato di razza come Salvo Boemi? Prima nel limbo per anni ai vertici della Stazione unica appaltante, organismo della Regione Calabria praticamente da lui fondato (al tempo era Presidente, per il centrosinistra, Agazio Loiero) senza neanche un “grazie” deciso da parte di un centrosinistra apparso davvero tiepido nei confronti di chi ha messo in piedi una macchina formidabile – anche di razionalizzazione, guardando alla spending review – senza neppure ricevere il minimo organico per farla funzionare. Poi la candidatura a sindaco di Palmi: non ricordiamo “big” nazionali che si siano spesi a supporto. E dalla vittoria dell’udiccino Gianni Barone in poi non rammentiamo interventi per valorizzare una risorsa di questo genere al di fuori e al di là del suo operato in seno all’opposizione al Comune tirrenico.
E poi: Nicola Gratteri, si dice, è una risorsa di tale significatività che non dovrebbe passare per le primarie. Ebbene, lasciatemi andare controcorrente: se Gratteri davvero fosse mai disponibile candidarsi per il Pd e/o per il centrosinistra, come chiunque altro, dovrebbe invece sottoporsi al voto popolare “allargato” (se parliamo di Primarie “aperte”). Nel dire questo evidentemente continuiamo a fare professione di stima verso Nicola Gratteri uomo e magistrato. Ma non ci convince minimamente il principio che le regole valgano “per tutti, tranne che per qualcuno”: le regole vanno pensate, proposte, discusse, elaborate, modificate… ma una volta approvate, debbono valere per tutti.
Lo scriviamo convintamente e per due ordini di motivi.
Il primo: legittimazione. Ma nel Pd calabrese a neo-trazione renziana non c’è nessuno che si renda conto che, nel momento in cui il principale partito del Paese ha detto da tempo che le primarie sono «scritte nel suo Dna», ogni leadership che non passi da questo tipo di selezione della classe dirigente è ormai destinata a subire una delegittimazione di fatto?
Il secondo: consenso e compagni di squadra. Una delle tacite ragioni per evitare di “gettare” Gratteri nella fornace delle Primarie, nel contesto già vulcanico del Partito democratico (su scala regionale già in lizza Mario Oliverio e Demetrio Naccari Carlizzi, possibili Mario Maiolo benché accreditato di un’imminente eurocandidatura e qualche altro “big” del partito), riguarda la presunta circostanza che non avrebbe sufficiente consenso e rischierebbe di perdere, a fronte di “maghi” delle preferenze e del radicamento sul territorio. Ma questo non pare sufficiente: se chi è alle redini del partito calabrese e nazionale punta su Nicola Gratteri per un ruolo elettivo (Governatore? Sindaco di Reggio??), ammesso che il valente magistrato ricambi, lanci il cuore oltre l’ostacolo e sostenga apertamente il procuratore aggiunto: in caso di vittoria il candidato sarebbe lui, in caso di sconfitta è evidente che la débacle non investirebbe però tanto il magistrato quanto una classe dirigente apparentemente maggioritaria solo sulla carta che, a quel punto, dovrebbe trarne le conseguenze. Chiunque sia il prescelto, gli unanimismi sono sempre molto insidiosi: ed errori gravissimi sono stati già compiuti in passato sullo stesso versante.
Ma davvero insidiosa è l’altra tacita ragione per cui non si vuol gettare Nicola Gratteri nella mischia: la questione morale. Non mancherebbero, infatti, anche nel corpaccione del Pd calabrese vari elementi che destano in tema di legalità qualche perplessità, talora grave. E questo varrebbe persino – sostengono certi protagonisti della scena politica – per alcuni dei suoi potenziali rivali a eventuali Primarie per la candidatura a Governatore. Sotto questo profilo, la gestione di una candidatura “legalitaria” è da sempre particolarmente problematica: e quasi nella totalità dei casi un partito politico non è una combriccola di suore di clausura. Questo però non è un problema che investe tanto il Pd (o il centrosinistra) quanto lo stesso Gratteri. Che, tra l’altro, gli stessi scomodi “compagni di squadra” – anche ammesso saltasse il nodo scomodo delle Primarie – se li ritroverebbe da ipotetico Governatore, a chiedere spazio in Giunta o uno strapuntino di sottogoverno.
PS: a causa di una svista, questo blog multiautore ha riportato in precedenza il riferimento alla proposta concernente Gratteri come formulata dal parlamentare cosentino Ernesto Carbone, renziano “di ferro”. Non è così: la paternità della proposta è di una componente della Direzione regionale del Partito democratico, che di cognome fa sempre Carbone… (ecco l’origine del misunderstanding), ma è reggina e si chiama Laura Carbone.