L’AcquaSantissima di Gratteri&Nicaso
Esce domani – martedì 29 ottobre – in tutte le librerie del Paese, per i tipi della Mondadori (collana Strade blu. Non fiction) il nuovo libro della premiatissima ditta Nicola Gratteri & Antonio Nicaso, Acqua Santissima.
Come il titolo (una suggestiva, neologistica crasi tra acquasanta e mammasantissima…) fa presumibilmente intuire, i punti di contatto tra Chiesa e criminalità organizzata nel bene e nel male non sono pochi.
Sia perché proprio la “malapianta” (come la chiamano certuni: da qui, anche uno dei titoli precedenti di Gratteri&Nicaso) è l’obiettivo maestro delle lotte “sociali” della Chiesa. Sia perché malauguratamente, come esistono i dipendenti pubblici infedeli, come esistono gli agenti o i carabinieri infedeli, anche il corpo ecclesiastico, nell’arco dei vari decenni di tristissima convivenza sua e delle rispettive comunità con la criminalità organizzata, è stata “permeata” e in minima parte pure contagiata dalle purulenze della collusione, della connivenza, dell’ “area grigia”, delle cosche.
Nelle 191 pagine di questo volume – di cui alle 18,30 di oggi in anteprima assoluta presenteremo alcuni stralci nel corso di uno speciale sull’emittente radiofonica Antenna Febea e che il 5 novembre troverà la sua prima presentazione a Palazzo Gagliardi, Vibo Valentia, nel corso di una conversazione con l’esperto cronista di “nera” Arcangelo Badolati (palmese) – si spazia davvero tanto, anche perché la casistica è micidiale; come già altri volumi avevano peraltro messo in chiaro, da La ‘ndrangheta davanti all’altare di Romina Arena, Paola Bottero, Francesca Chirico, Cristina Riso e Alessandro Russo (Sabbiarossa edizioni) allo “storico” libro Laterza La mafia devota, della docente di Sociologia giuridica e della devianza all’Università di Palermo Alessandra Dino…
Certo,
il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri e il giornalista Antonio Nicaso, calabrese di stanza in Canada e fra i massimi esperti mondiali intorno alla criminalità organizzata, nel volume mettono in luce soprattutto gli esempi neri, paradossali, dal gusto amaro per chi – come questo blogger – la medesima realtà la racconta giornalisticamente da molti anni e, cosa non trascurabile…, la vive ogni giorno.
Basti pensare al paradosso che riguarda Paolo Martino, il boss-viveur cognato del superboss di Archi Paolo De Stefano.
Lui fa la bella vita a Milano, girando su una Jaguar. Una sua sorella ha preso i voti ed è diventata suora. Suor Rosa. Ma… ecco uno stralcio dal volume, quanto a un’intercettazione di un dialogo tra i due, in un’ordinanza firmata dal gip presso il Tribunale di Milano Giuseppe Gennari:
Non ci vuole molto a capire il significato del dialogo tra i due.
Martino teme di essere indagato e si rivolge alla sorella per ottenere informazioni riservate. La sorella adempie al compito affidatole, riferendo al fratello di avere appreso, da una terza persona, che un pentito stava rendendo dichiarazioni contro il fratello Paolo.
Ora, la circostanza – almeno per la presente indagine – non risponde al vero; né è stato possibile identificare chi sia stata la «persona» contattata da suor Rosa.
La mancanza di questi dati non consente di «chiudere il cerchio» sotto il profilo della eventuale rilevanza
penale del comportamento. Tuttavia, è evidente come la condotta di suor Rosa sia pericolosamente vicina al favoreggiamento
personale. Suor Rosa si rivolge al fratello con un linguaggio ed una consapevolezza della situazione che
francamente colpisce in una persona che ha votato la propria vita alla Fede.
L’interiore appartenenza ad un medesimo mondo, fatto di valori e regole profondamente radicate nel tempo e nei luoghi, sembra tagliare trasversalmente le vite, superando il ruolo sociale esteriore che ciascuno acquisisce nella propria esistenza.
Insomma, suor Rosa è una suora, ma non cessa di essere la sorella del boss Paolo Martino.