E’ un’eletta in Calabria la presidente dell’Antimafia! ….è Rosy Bindi
In qualche modo, la Calabria può gioire: dopo un esecrabile stallo durato otto mesi (!), la Commissione parlamentare antimafia è finalmente al completo. E per contrastare le ‘ndrine (ma anche Cosa nostra, camorra, Sacra corona unita, Basilischi e quant’altro…), l’organismo sarà guidato – è stato appena deciso – da un parlamentare eletto in Calabria.
Nello specifico, si tratterà di una deputata eletta in Calabria…
….Rosy Bindi da Sinalunga, nel Senese.
Praticamente una neofita della politica: la sua carriera nel settore è infatti iniziata “solo” nel 1989. Alle Europee del 18 giugno, la Bindi, fresca d’adesione alla Dc, fu immediatamente eletta con un diluvio di preferenze (ben 211mila): il Muro di Berlino, per dire, sarebbe caduto soltanto il 16 novembre di quello stesso anno…
Ministro nel governo Prodi e nei due governi D’Alema, come deputata – poverina! – ha accumulato “solo” sei legislature: infatti alle ultime Politiche, quando s’è deciso che piuttosto che azzopparli i parlamentari del Partito democratico con 20 o 25 anni da deputati/senatori sul groppone sarebbero stati cordialmente rispediti a casa salvo avessero chiesto la deroga alla Direzione nazionale del partito… Rosy Bindi ha – ovviamente – chiesto la deroga. Accolta, con una clausola punitiva: per ottenere la candidatura, avrebbe dovuto sottoporsi alle primarie nel feudo, ops!, nella circoscrizione provinciale di Reggio Calabria.
Il resto lo sapete: trionfatrice al femminile senza problemi in quelle Primarie (trionfo “rosa”, in quanto primo assoluto risultò …un bindiano!, l’allora consigliere regionale e oggi a sua volta deputato dèmocrat Demetrio Battaglia: e, attenzione!, era ammessa la cosiddetta doppia preferenza di genere, cioè l’accoppiata sulla scheda di due preferenze anziché una sola, purché di due sessi differenti), la Bindi venne poi candidata quale capolista in Calabria per Montecitorio e rieletta, pronta per la sua sesta legislatura.
In tutto ciò, però, era successo che conducesse una campagna elettorale assolutamente soft, ad esempio sul tema della criminalità organizzata.
Grandi polemiche aveva suscitato la partecipazione a un convegno sulla Sanità di una serie di soggetti con pedigree giudiziario ragguardevole, non ultima la stessa Maria Grazia Laganà, una vita nel Pianeta Sanità, vedova del vicepresidente del Consiglio regionale Franco Fortugno (assassinato a Locri il 16 ottobre del 2005), ma anche destinataria di una severa condanna a due anni di reclusione per falso e truffa ai primi di ottobre dello scorso anno. Ma ancor più l’aver l’ex ministro affermato davanti a più persone di «non capirne assolutamente niente» di mafia.
Adesso, il Pdl (chieste invano le dimissioni della Bindi, rea d’essere stata eletta fuori da un disegno bipartisan, quando i “patti” Pd-Pdl sarebbero stati ben diversi…) protesta con toni veementi. E si dice pronto a disertare i lavori a Palazzo San Macuto per l’intera legislatura.
E sì che, pure, in questa direzione s’era lavorato… La corrente renziana del Pd, per esempio (salve maxisorprese, pronta
dunque a diventare maggioritaria in occasione del congresso dell’8 dicembre), guardava con sincero interesse all’ipotesi di una convergenza, prima di tutto “generazionale” oltre che valoriale…., su un’altra parlamentare eletta in Calabria: la giovane deputata reggina del Pdl Rosanna Scopelliti, figlia di quel Nino Scopelliti sostituto procuratore generale della Cassazione che, l’8 agosto del ’91, fu assassinato dagli sgherri della “Santa” su richiesta di Cosa nostra, per non aver acconsentito ad aggiustare il primo, storico maxiprocesso alle cosche della mafia siciliana.
Una figura di una buona credibilità, quella di Rosanna, sia dal punto di vista “familiare” che personale, per la militanza anticlan all’interno del movimento Ammazzateci tutti e poi nella Fondazione “Antonino Scopelliti”, benché non sfugga davvero a nessuno quanto sarebbe piaciuto ai Renzi–boys tagliar l’erba sotto i piedi della pasionaria piddina, un annetto fa artefice di una delle più violente polemiche nei confronti del teorico della “rottamazione”.
La giovane età però non ha giocato a favore della Scopelliti, a quanto pare ancor più penalizzata dall’handicap (?) di essere deputata di prima nomina.
Di solidissima competenza specifica, invece, almeno uno dei due vice del neopresidente dell’Antimafia Rosy Bindi: si tratta del giornalista e politico catanese di lungo corso Claudio Fava (La Rete, Sinistra democratica), oggi dirigente vendoliano e peraltro figlio di Pippo Fava, giornalista scrittore e sceneggiatore di notevole talento assassinato da Cosa nostra nella città etnea il 5 gennaio di 29 anni fa.