La calabrese Caffo “beve” San Marzano
È un sollievo poter dare anche notizie positive, specie in riferimento alla “sgarrupatissima” Calabria…
…Così, mentre la spagnola Telefonica – “salendo” al 66% di Telco – acquisisce il controllo del “gioiellino” italiano Telecom e persino nel calcio il magnate indonesiano Erick Thohir rileva il pacchetto di maggioranza della superblasonata Inter di Massimo Moratti, è un orgoglio poter dire che dopo cinque anni d’inusitata, durissima battaglia giudiziaria la Caffo, eccellenza prototipale calabrese (che grazie al suo prodotto-master Amaro del Capo è ormai seconda per vendite nel segmento amari in tutto il Paese e vanta un primato indiscusso al Sud), rappresenta ufficialmente la nuova proprietà di Borsci San Marzano.
Per certi versi un link col tessuto calabrese esisteva già… sotto il profilo del consumo.
Infatti il godibilissimo tartufo di Pizzo Calabro (sempre nel Vibonese, come Limbadi “patria” della distilleria capitanata dall’ex n. 1 dei Giovani imprenditori di Confindustria Calabria Sebastiano “Nuccio” Caffo) viene spesso mangiato “affogato” nel San Marzano, singolare amaro venduto come “elisir” (e, a fondo etichetta, la specifica di “liquore”) dalle notevoli proprietà digestive ma interessante anche per il suo singolare gusto dolceamaro.
Adesso, Nuccio Caffo vuol recuperare il tempo perduto tra scartoffie e aule di giustizia… La “novità” di queste ore, infatti, è che la Sezione fallimentare del Tribunale di Taranto ha respinto il ricorso del bresciano Franco Ghirardini: è dunque il gruppo di Limbadi «il più idoneo per rilanciare il famoso Elisir San Marzano», considerato anche lo specifico know-how.
Ora c’è da pigiare sull’acceleratore, nell’interesse della nuova proprietà ma inevitabilmente
anche dei 18 dipendenti dell’azienda pugliese, della curatela, dei consumatori.
«Forse già giovedì prossimo – evidenzia Nuccio Caffo – avremo l’incontro con l’Agenzia delle Dogane alla sede della Borsci per la verifica-impianti e il più celere iter per la nuova concessione da parte loro. Quanto a noi, è tutto già pronto da tempo, fidejussioni incluse».
E se il grintoso imprenditore ringrazia «Confindustria Taranto che ci ha dato un grande supporto nella contrattazione sindacale, ma pure le parti sociali che da sùbito ci hanno accolto quali partner credibili ed effettivamente intenzionati a rilanciare azienda e prodotto», adesso non vede l’ora di “mettersi sotto” per dare una nuova visibilità e commercializzazione a un liquore già largamente popolare in tutt’Italia, ma che negli ultimi anni a causa della crisi Borsci aveva perso colpi al punto da “sparire” completamente dalla gdo (grande distribuzione organizzata) ed essere commercializzato soltanto tramite grossisti e distributori.
Le priorità sono quindi «ricapillarizzare il prodotto, coi tempi necessari che non saranno brevissimi e partendo dal recupero di agenti “diretti”. E in varie regioni, dalla Puglia alla Calabria, noi contiamo assolutamente di rivedere l’Elisir orientale, come si chiamava una volta, di nuovo in commercio almeno tramite negozi al dettaglio, bar e ristoranti della nostra “rete”, entro la fine di novembre», aggiunge Caffo.
Obiettivo (consegne a novembre) per perseguire il quale gli ordinativi andranno effettuati praticamente già a partire dalla prossima settimana… Una gran bella sfida “made in Calabria”.
E ha un bel dire, il giovane Caffo, che questa sarà «un’occasione per unire le forze», in quanto al cronista viene immediato un interrogativo: ma sarà il momento giusto per ridare slancio a un’azienda in difficoltà estreme e salvarne “in extremis” il gioiellino, il Borsci San Marzano appunto, oppure le sinergie in concreto mascherano un trampolino per l’acquisizione di ulteriori quote di mercato in Puglia e regioni limitrofe per l’Amaro del Capo (e gli altri prodotti del gruppo Caffo meno noti di questo masterpiece di settore)?
«Beh, parlavamo di cinque anni di contenzioso, no? Ecco… nel frattempo, noi siamo riusciti a raggiungere obiettivi ancor maggiori di quelli mai raggiunti dalla Borsci nel periodo di maggior splendore, evidentemente prima della crisi del 2008. In sintesi: cinque anni fa sarebbe convenuto più a noi, oggi conviene più a loro… solo che ormai “noi” e “loro” siamo la stessa cosa, quindi va bene così. Ed è nostro preciso interesse rilanciare alla grande questo splendido prodotto».
E come il gruppo Caffo ha orgogliosamente rispettato, e semmai ripulito e riverniciato le radici delle grappe friulane rilevate e portate avanti, come Sgnape dal Fogolâr e Frì Grappa, allo stesso modo la prima misura sarà una mossa “identitaria”: rimettere in etichetta la dicitura “San Marzano, Taranto, Puglia” e poi «inserire un po’ di storia del prodotto nel retroetichetta, illustrando ad esempio cosa significano la stella e la luna o le due aquile», prosegue inebriato l’imprenditore. Il riferimento ai simboli orientaleggianti della Turchia, terra d’origine della famiglia caucasica dei Borsci, e poi al “Paese delle Aquile”, cioè l’Albania, da dove i Borsci finirono in Salento seguendo Giovanni Skanderbeg (figlio dell’eroe nazionale albanese, Giorgio Castriota Skanderbeg), si fonde con la nuova vita determinata, dal 1840 in poi appunto, dalla scoperta e commercializzazione del famoso “elisir orientale”… e qui dunque altre cose da far digerire (…è proprio il caso di dirlo, visto il prodotto!), come ad esempio la provenienza da San Marzano di San Giuseppe, il centro del Tarantino ben noto anche per una popolarissima qualità di pomodori…
Anche per questo motivo,
accanto alla “spiegazione del prodotto”, pure la comunicazione non rinuncerà del tutto ai suoi baluardi emblemi dei territori turco e albanese ma, anzi, li valorizzerà «in armonia alla novella curiosità del consumatore odierno, che del prodotto vuole sapere tutto, specie cosa rappresenta, come quando e dove trae le sue origini…».
Nei
prossimi giorni, come si diceva, l’incontro con tutti i responsabili commerciali e capiarea Caffo da ogni angolo del Paese per valutare insieme il da farsi e portare la notizia agli oltre 80 agenti del gruppo, in modo da motivare al meglio i terminali periferici e al tempo stesso programmarne l’attività rispetto alla “seconda vita” del Borsci San Marzano.
…e naturalmente anche questo centro di novemila anime – San Marzano di San Giuseppe in provincia di Taranto – è, già di per sé, uno spettacolare link alla Calabria, trattandosi evidentemente (di Skanderbeg abbiamo detto…) di un paese arbresh, come le vicine Casalvecchio e Chieuti e, soprattutto, come lo è una buona fetta del Cosentino e del Crotonese (non per niente, il più celebre scrittore arbresh calabrese di sempre, il “premio Campiello” Carmine Abate, nativo di Carfizzi, nel ’99 proprio alla “Moto di Skanderbeg” dedicò un libro…).
Col tempo, arriveranno anche gli obiettivi più ambiziosi. Per esempio, l’inserimento sui bancali degli ipermercati: «Un risultato che vogliamo assolutamente recuperare e che centreremo di sicuro, però – chiarisce Nuccio Caffo – ci vuole tempo. E, benché si tratti di un prodotto storico e dal notevole blasone, anche per il Borsci San Marzano ci vorranno anche investimenti di non poco conto».