Museo nazionale, dietro l’angolo c’è un nuovo referendum: Cinquestelle lo chiede con forza
Non partecipatissimo, l’incontro coi partiti politici promosso dai commissari straordinari alle redini del Comune di Reggio Calabria al Museo nazionale col soprintendente regionale Francesco Prosperetti. Scopo: occuparsi in profondità del progetto firmato da Nicola Di Battista per il completamento dei lavori che concerne Palazzo Piacentini e, in particolare, il suo ingresso principale e l’assetto complessivo della prospiciente piazza de Nava.
Durante la riunione del 10 settembre, alcune forze politiche si sono pronunciate con estrema decisione affinché siano i cittadini reggini a esprimersi, attraverso un referendum comunale: cosa curiosa, l’unico Referendum comunale mai tenutosi in precedenza, dieci anni fa – era il 30 giugno 2003 –, aveva un tema decisamente affine, cioè la clonazione o meno dei Bronzi di Riace. Insomma, ancòra una volta i nostri giacimenti culturali (benché sotto altro profilo, più identitario e meno urbanistico, diciamo così).
In una nota congiunta, il coordinatore Grande città del Pdl Daniele Romeo (che molti indicano ormai quale candidato sindaco pidiellino di Reggio) e il suo vice vicario Antonio Pizzimenti (altro ex consigliere comunale come Romeo) ammoniscono a «trovare il giusto compromesso affinché l’area venga riqualificata senza snaturare la zona», mentre a proposito degli oltre 10 milioni di euro indispensabili «è necessario verificare immediatamente, per prima cosa, che la Commissione europea abbia concesso l’intera somma». Di qui l’idea che «la cittadinanza debba esprimersi con grande attenzione sulla questione» tramite una consultazione «attraverso Internet oppure recandoci a votare personalmente, come accadde 10 anni fa».
Quanto a Cinquestelle, la deputata reggina Federica Dieni – non presente personalmente a causa dei lavori parlamentari
che stanno severamente impegnando tutti i rappresentanti delle Camere – ha inviato una breve missiva ai commissari: «Il nostro pensiero – vi si legge – è quello di dare voce ai cittadini che subirebbero gli effetti della decisione d’inizio lavori e, pertanto, sono gli unici legittimati a esprimere un proprio dissenso o consenso all’opera. Crediamo che sia doveroso, infatti, indire una consultazione popolare per avere la loro opinione riguardo a lavori che modificano in maniera così importante una piazza storica nel cuore della città». E raggiunta telefonicamente, la “grillina” Dieni (nella foto, all’atto di votare alle ultime Politiche) precisa: «Cosa si dovrebbe fare? Certo che noi di Cinquestelle abbiamo un’idea in materia. Solo che non ci sembra rispettoso esporla, secondo noi è opportuno che sia la gente a pronunciarsi».
Non manca una nota stampa diramata dal “Pd di Reggio Calabria”, che ha visto il consigliere regionale Demetrio Naccari Carlizzi in pole position nella minidelegazione (si poteva esser presenti al massimo con due esponenti per forza politica): «L’idea di rafforzare la competitività e la ricezione turistica partendo proprio dal Museo archeologico è un investimento che il Partito democratico ha fortemente voluto fin dal progetto di valorizzazione con lo studio specialistico sulla ricettività museale di Reggio predisposto nel 2006 durante l’assessorato regionale di Sandro Principe e successivamente con la scelta operata per il riammodernamento» di Palazzo Piacentini, voluto dall’allora ministro ai Beni culturali del governo Prodi Francesco Rutelli tra le opere da realizzare in vista del 150° anniversario dall’Unità d’Italia.
I dèmocrat lamentano il mancato «processo iniziale di coinvolgimento della cittadinanza e di tutti gli operatori», e guardano con favore alla «possibilità d’immaginare inoltre un polo museale e civico, capace di guardare anche verso mare, nel suo retro, magari riqualificando un’area fortemente in degrado come quella dell’attuale sito dell’ex Roof Garden». Come già ipotizzato – si ricorderà – durante l’ “era Principe”.
Il Partito democratico non opera alcun riferimento a un possibile referendum, ma piuttosto «proponiamo per la fase realizzativa del cantiere – si legge nella nota piddina – un’organizzazione dello stesso che consenta da parte della cittadinanza la visione continua dell’andamento dei lavori con la predisposizione, attraverso strumentazioni adeguate, di un “cantiere-evento” che non oscuri nel tempo i lavori in corso ai cittadini che vorranno seguire da vicino l’intervento».