Per la Cancellieri, un “comitato d’accoglienza” in piazza
Ad “accogliere” come vedete nella foto il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri davanti alla Prefettura – per la verità, più che altro ad attenderla all’uscita… – c’erano pure ben cinque ex amministratori comunali pidiellini di Reggio Calabria: Franco Germanò, fino a pochi giorni fa presidente della società mista “Recasi” e con un passato da assessore ai Lavori pubblici; Peppe Agliano, ex assessore al Bilancio e allo Sport con una lunghissima “carriera” in Assemblea; Daniele Romeo, già consigliere comunale pidiellino e oggi coordinatore del Pdl “Grande città” e strettissimo collaboratore del governatore Peppe Scopelliti (e già ai vertici della Giovane Italia regionale); Pasquale Naso, l’unico a essersi “affacciato” in Consiglio comunale solo nell’ultima, brevissima consiliatura (ma anche l’unico del gruppo ex “forzista” e non ex “aennìno”).
Il tutto, in una cornice legata fondamentalmente a due soggetti: la Giovane Italia, rappresentata da alcuni attivisti incluso il suo presidente provinciale Luigi Amato, e il Centro studi tradizione e partecipazione, schierato con Saverio Laganà e Nicola Malaspina (e alcuni dei “big” citati prima).
Inutile dire che questo drappello di esponenti politici di centrodestra non era lì per caso, no. Come si sussurrava nei giorni scorsi, in definitiva era impossibile che al ministro dell’Interno che ha decretato lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per «contiguità mafiose» non fosse riservata una qualche forma di contestazione, dopo le tante iniziative pubbliche di censura di quella decisione (incluso un pamphlet a cura dei parlamentari pidiellini della scorsa legislatura).
«Congiure, offese, falsità: Reggio come sempre risorgerà», lo slogan piazzato sullo striscione brandito con compostezza (niente insulti, niente fischietti…) da più e meno giovani davanti al Guardasigilli. Che, dal canto suo, all’uscita da Palazzo del Governo ha dato una rapida sbirciatina al cartello ma poi s’è infilata immediatamente in macchina per andar via.
«Non era una contestazione “contro il ministro” – puntualizza Luigi Amato (nella foto in basso a destra, ndb) –, ma contro il Governo, anzi contro i governi Monti e Letta che non hanno fatto nulla per la nostra città e per la Calabria».
Sì, ma il Pdl era in maggioranza già con Monti e addirittura nell’ancor giovanissimo esecutivo Letta ha ministri dal nome e dai ruoli pesantissimi, come il segretario del Popolo della libertà Angelino Alfano, vicepremier e titolare del Viminale contemporaneamente…
«In effetti è così. Ma noi non abbiamo paura a dire cosa non va, anche se di certe scelte è compartecipe il nostro stesso partito. E l’impatto del governo Monti è stato micidiale… Questo nuovo Governo, visto che è nato da poco, speriamo riservi più in là qualche bella sorpresa per il nostro territorio. Finora non s’è vista».
…E questa libertà di valutazione vi fa onore. Ma oggi la Cancellieri è Guardasigilli: più che un addebito al Governo sembra un “gavettone” a lei, difficile credere che ad Alfano avreste riservato lo stesso trattamento anche se oggi il ministro dell’Interno è lui…
«Anche questo è vero: la contestazione personalizzata, per via dello scioglimento, ci sta tutta. Già nell’ottobre scorso abbiamo detto chiaramente che a noi è sembrato uno scioglimento iniquo, del tutto fuori luogo».
Va bene, ma in definitiva Giovane Italia e graduati del Pdl si oppongono al Governo in cui il partito ha un ruolo così centrale?
«…Noi volevamo identificarci in una questione tutta reggina. E sullo scioglimento degli Enti, poi, lo spettro s’allarga e parliamo di una vicenda decisamente di respiro nazionale: questa legge va cambiata, e dopo lo scioglimento del Comune di Reggio questo è ancora più chiaro».
Per la verità, in molti sospettano che chi si agita contro il “decreto Taurianova” solo oggi, specie dentro il centrodestra calabrese, non lo faccia perché convinto che si tratti di una legge da cambiare, ma solo perché è stato duramente colpito il famigerato “modello Reggio”… no?
«“Quello” scioglimento per noi è stato ingiusto: ma bisogna riconoscere che l’attuale legge non prevede che vi siano precise ipotesi di reato o che siano stati arrestati amministratori nel corso della consiliatura come requisito indispensabile per la sanzione. Ed è anche per questo che la legge non ci convince. Per noi, è sbagliato “inquinare la democrazia” a scapito della collettività con misure come lo scioglimento di un Ente locale, e l’abbiamo detto anche quando è toccato ad altri Comuni amministrati dal centrodestra come Siderno o dal centrosinistra come Melito Porto Salvo». Tematica, questa, di strettissima attualità: dopo le articolatissime iniziative del movimento “Liberi di ricominciare”, solo dopodomani si terrà un’iniziativa dal sapore del tutto analogo su input di Scopelliti Presidente in cui lo stesso governatore Peppe Scopelliti sarà uno dei protagonisti.
Ma se non si prevedono sanzioni contro amministratori specifici (in atto, se sciolti per mafia possono beatamente ricandidarsi al turno successivo, addirittura se anche “toccati” personalmente dalle argomentazioni relative alla misura), che senso ha pensare ad abrogare lo scioglimento?
«…E infatti noi non chiediamo l’abolizione dello scioglimento “e basta”. Proprio per questo, dobbiamo pur dirlo, perfino dentro il nostro partito c’è qualcuno che non vede di buon occhio le nostre esternazioni e le nostre manifestazioni in questo senso: perché noi chiediamo a chiare lettere la “testa” di chi ha sbagliato. Ricandidare gli amministratori sulle cui condotte discutibili s’è imperniato lo scioglimento per mafia di un Ente? Ridicolo. Impensabile».