Catanzaro, da Radicali e Cgil nasce un Osservatorio antidiscriminazioni
Sarà formalizzato domani a Catanzaro un Protocollo d’intesa tra la Camera del lavoro di Catanzaro e l’associazione radicale “Certi diritti” (segretario, Yuri Guaiana) per la costituzione di un Osservatorio sulle politiche di genere e di pari opportunità. Un punto di partenza, ma anche già un primo significativo risultato in sé: è la prima volta, infatti, che in Calabria la Cgil (guidata in àmbito calabrese dal campano Michele Gravano) e i Radicali, che hanno il loro indiscutibile punto di riferimento bruzio in Marco Marchese (attivissimo sul territorio e già più volte candidato al Parlamento e alla Presidenza della Regione) collaborano creando, oltretutto, una struttura dal grande significato, quantomeno in prospettiva e nella lotta per i diritti.
L’Osservatorio vuol essere «una struttura complessa di servizio al territorio» a cavallo tra il database, il sistema di documentazione e il centro progettazione, pronto al contempo a salire di livello, diventando un «centro polifunzionale» in grado di monitorare il pianeta-lavoro e la più ampia utenza dei diritti per stimolare un’adeguata, crescente interazione con l’organismo nascente.
L’Osservatorio, poi, quanto alla parte informatica si avvarrà d’esperti di settore forniti dall’Università della Calabria di Arcavàcata e sul versante delle lotte antidiscriminatorie e a favore delle pari opportunità con una serie d’associazioni attive “sul campo”.
Ma vediamo rapidamente alcune considerazioni di Marco Marchese sul punto…
Marchese, pensate di contribuire in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma pure quanto a elaborazione-dati e formazione del personale cigiellino. Come raggiungere queste performance, in termini di strumenti e risorse?
«Tutto fatto in casa e sotto forma di volontariato, per cui mi sento di dire che al momento le risorse umane non mancano. La Cgil a Catanzaro è ben strutturata, benché privi di una sede operativa noi lo siamo anche. E poi, confidiamo nella rete di contatti costruita negli ultimi anni attraverso le attività nelle varie province calabresi. La sfida più ambiziosa sarà proprio far funzionare l’osservatorio. Ma noi abbiamo una forte determinazione».
In termini pratici, cosa sperate che diventi questo nuovo strumento? E come mai l’accordo con la sola Cgil di Catanzaro, anche a fronte di alcuni àmbiti di quest’azione chiaramente “almeno” regionali?
«Questo nuovo strumento ha l’ambizione di coordinare da una parte e rendere servizi dall’altra. Con la Cgil Catanzaro-Lamezia abbiamo trovato unitarietà d’intenti. Dopo un convegno contro le discriminazioni promosso nel dicembre scorso, ci si è trovati a riflettere su come potevamo intrecciare l’esperienza sindacale cigiellina e quella dell’associazione radicale “Certi diritti”, tutta proiettata sui diritti civili e in particolare sui diritti della comunità Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender). È la prima volta che in Calabria nasce uno sportello vero e proprio dedicato alle problematiche di genere in chiave sindacale, ma lavoreremo per favorire le pari opportunità di ogni persona, di qualunque orientamento sessuale. Territorialmente, poi, partiamo da Catanzaro ma non è affatto escluso, e in questo sono molto fiducioso, che sottoscriveremo presto accordi anche nelle altre province, appunto anche perché parte del lavoro di cui ci occuperemo sarà di valenza regionale».
Mentre in Sicilia diventa Governatore un gay dichiarato (Saro Crocetta), lì e in molti altri centri, specie al Sud, le mafie, il femminicidio e la violenza omofobica continuano a colpire… In simili frangenti, perché occuparsi di discriminazione di genere sul lavoro?
«Si deve parlare sempre di più di mobbing sul lavoro, di discriminazione sul lavoro, perché se il lavoro non è di qualità determina un danno enorme alle persone. Anche perché il tempo di lavoro impiega uno spazio di vita che può raggiungere il 50 per cento. Oggi, purtroppo, si parla poco dei problemi che incontrano i gay e le lesbiche sul lavoro; eppure forme di discriminazione ne registriamo tantissime. Per non parlare della categoria più penalizzata, i transgender, cui nessuno offre un lavoro: anche per questo, si tratta di persone per lo più costrette e costretti alla prostituzione. E noi anche di questo tema ci vogliamo occupare».