Cafiero De Raho: manifestazioni legalitarie? Senza politici, grazie!
Reggio Calabria? Secondo il neoprocuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho, «sta compiendo importanti passi avanti», ma complessivamente «è come la Casal Di Principe di 20 anni fa».
Una valutazione a dir poco tranchant, per la Città metropolitana dello Stretto. Ma che l’alto magistrato non getta lì a caso. Anzi.
Nel corso dell’incontro tenuto insieme al presidente del Tribunale reggino Luciano Gerardis con gli attivisti del movimento Reggio Non Tace, quest’uomo dal carattere mite s’è dimostrato una vera fucina di considerazioni e di aneddoti.
«In certi ristoranti reggini, se entra un magistrato c’è “movimento”: si nota sùbito, e magari poi vengono a dirti con malcelato imbarazzo “è tutto prenotato”. A me è capitato personalmente», ha rivelato il procuratore capo di Reggio Calabria nel corso dell’incontro, un batti-e-ribatti di domande (spesso articolate e impegnative) e risposte col pubblico in sala, all’auditorium “Don Orione” della parrocchia di Sant’Antonio.
Uno degli intervenuti, Mario Scrivo, ha operato un riferimento alla “catena umana” promossa da Libera e altre associazioni antimafia attorno all’imprenditore di Rizziconi Nino De Masi, la cui Global Repair – azienda operante nel settore manutenzioni nell’area retroportuale di Gioia Tauro – è stata destinataria pochi giorni fa di ben 44 colpi di kalashnikov. Un “avvertimento” in grande stile della ‘ndrangheta, cui gli operatori legalitari del Reggino hanno pensato di replicare facendosi scorta civica dell’imprenditore diventato famoso per le battaglie giudiziarie contro l’usura bancaria: «Sì, ma i “big” della politica reggina e calabrese dov’erano?», è risuonata la polemica domanda. Pochi tra i presenti potevano immaginare la replica al vetriolo di Cafiero De Raho: «Se i politici non intervengono alle iniziative pubbliche, io non posso che esserne contento», ha detto il procuratore, sommerso dagli applausi, per poi aggiungere: «Se poi sono quelli che hanno portato allo scioglimento per mafia del Comune di Reggio, allora è meglio che stiano lontani, perché con loro non voglio avere alcun rapporto».
Ma non è stata, questa, l’unica “frecciata” dell’incontro odierno. Basti pensare a padre Giovanni Ladiana, tra i fondatori e i promotori del movimento, che rammentando la partecipazione all’iniziativa legalitaria Civitas, una serie d’incontri coi magistrati e le associazioni antimafia voluta proprio da Gerardis nelle aule che normalmente ospitano i processi, al Centro direzionale di Sant’Anna, ne ha sottolineato la valenza d’impegno civile, per poi chiosare: «…Certo, però, con franchezza: io non starei insieme ad alcune delle associazioni presenti in quell’occasione».
L’ennesima picconata al “fronte anticlan”, che a periodi alterni già è stato squassato da notevoli polemiche, l’ultima – rovente – delle quali circa il “salto” in politica della neodeputata pidiellina Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato Nino Scopelliti (il sostituto procuratore della Cassazione assassinato a Campo Calabro il 9 agosto del ’91) e tra le animatrici dell’associazione anticlan Ammazzateci tutti.
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