Pink Politics / 2 – Giusy Vincelli (3L): è il momento di proporsi per una classe dirigente nuova. E “rosa”
Il centrodestra ha una peculiarità al suo interno: la lista di Giulio Tremonti. Ministro del Tesoro pidiellino dell’era Berlusconi, eppure adesso (pseudo?)candidato premier della Lega Nord, in contrapposizione a quello del Pdl che sarebbe Angelino Alfano; provetto liberal, in una coalizione che (come le altre) non ha rifuggito invece dall’alimentare la fornace della spesa pubblica… E la Lista Lavoro Libertà (che proprio per questo motivo fin dal suo esordio è stata soprannominata “le 3 L“, come da logo) vanta poi un’ulteriore peculiarità: due simboli, uno al Nord – dove il Carroccio fa bella mostra di sé, in termini di simbolo e in quanto esprime la maggior parte dei candidati – e uno più “neutro” nel Mezzogiorno, mentre nel Centro Italia la lista include candidati d’espressione mista.
Fra le liste per Palazzo Madama nella circoscrizione elettorale calabrese, in posizione numero 9 c’è una vibonese di nascita e reggina (anzi, villese) d’adozione: Giusy Vincelli, 40 anni il 12 novembre scorso, dunque senz’altro fra le candidate più giovani dell’intero Paese nella corsa per il laticlavio. Si tratta sicuramente di un posizionamento che, alla luce del Porcellum, praticamente non le consegna alcuna speranza d’elezione, ma più che altro chances d’irrobustire passione politica ed esperienza in un modo che la vede orgogliosamente neofita.
Raggiungiamo la Vincelli nella struttura ricettiva che, qualche ora dopo, vedrà la presentazione dei candidati a Camera e Senato appunto per 3L. Come nel post precedente sulla stessa tematica – le pink politics, le politiche “rosa” che cercano di costruire e impiantare le donne impegnate direttamente in questa tornata elettorale -, conserviamo nell’elaborazione di quest’intervista il “tu” informale della conversazione…
La prima domanda riguarda i tuoi dati anagrafici. Vincelli, in Calabria e specialmente a Reggio Calabria, se si fa politica, è un cognome “pesante” da portare…
«Già. Ma il compianto senatore dc Nello Vincelli non era mio parente… Io sono di radici vibonesi, peraltro; e tuttavia mio padre, per la stima verso il parlamentare e incuriosito dall’omonimia, ebbe anche modo di conoscerlo di persona. Per una fatalità della vita, tra l’altro, prima di trasferirmi a Villa San Giovanni ho avuto modo d’abitare proprio a Catona, il quartiere della periferia Nord di Reggio in cui stava l’ex sottosegretario ai Trasporti. In ogni caso ho anche una cugina, Annamaria Vincelli, che ha avuto esperienze politiche in passato, ma alquanto diverse dalle mie».
Studi artistici. Perfezionamento degli studi in pubbliche relazioni. Docente di discipline bionaturali, consulente dell’antistress… E cosa porta avanti, in politica, del liberismo di Giulio Tremonti?
«Intanto, mi spiace che il ministro non sia potuto venire anche a Reggio, in campagna elettorale, a esporre personalmente le proprie idee. Naturalmente, la base per tutti noi sta nel Manifesto di Lista Lavoro e Libertà. A me, poi, pare che la questione numero 1 sia coniugare in modo efficace Stato e bene comune, puntando forte sull’iniziativa privata. Certo però serve che si diano una gran mossa le banche: io stessa, nell’avviare una mia impresa, mi sono scontrata con un vero e proprio muro creditizio». E Giusy stringe forte la cartelletta con un enorme mazzo d’appunti. Che le serviranno, ma forse neanche più di tanto, nel finale di una campagna elettorale sicuramente depotenziata dall’interesse mediatico concentrato sui leader e su alcuni (neanche tutti) dei candidati in “posizione utile” nelle varie circoscrizioni elettorali regionali, certo praticamente deprivata di seri contenuti programmatici sull’altare non si sa bene di cosa.
A proposito di contesa elettorale: più difficile, per una giovane donna come te?
«Diciamo questo: oggi, è dura. In Calabria, forse, anche di più. Io spero che il Paese attraverso il voto, ma più in genere attraverso il coinvolgimento del genere femminile nella sua classe dirigente riesca a guidare il cambiamento di mentalità. Però voglio aggiungere che la gente è profondamente scottata da tante esperienze precedenti, dalle mille promesse mai rispettate; quindi la difficoltà non è solamente un problema di genere, è dovuta anche a una sorta di refrattarietà, d’indifferenza a qualsiasi tipo di proposta politica, che oggi in generale non viene riconosciuta credibile. Se non nelle forme di una protesta radicale, estrema».
Sì, però “casi” come quello di Lella Golfo, praticamente silurata dal Pdl (vista la posizione in lista) benché presidente della Fondazione Bellisario e soprattutto madre della legge sulle “quote rosa” nei consigli d’amministrazione, ci fanno forse capire che le donne sono ammesse e “tollerate” fin quando non infastidiscono…
«Certo la vicenda dell’onorevole Golfo è emblematica. E ci conferma che bisogna continuare a battersi affinché le donne possano competere sempre di più anche per le postazioni di maggior rilievo. Ma vedi, la questione è complessa: talora il sorriso di una donna in politica apre molte più porte perché non viene letto in modo ostile, poi però ci sono, e qui in Calabria più che altrove, vicende pazzesche di cronaca e alcuni padri-padroni che sembrano aver fermato le lancette degli orologi a molti secoli fa… Antidoti? Il più efficace deriverebbe dalla forza interna alle donne, da una loro ribellione a queste “catene” anacronistiche, quando riemergono a causa di una certa subcultura».
Mamma. Poco politichese. Prima esperienza diretta. Non esagerata conoscenza dei punti programmatici di questo giovane movimento, azzardo. …Per quale ragione stavolta hai scelto di candidarti?
«In realtà te l’ho già accennata: tutto è nato dal mio desiderio di diventare imprenditrice nei segmenti wellness e healthcare. Le idee le avevo; le competenze nel mio settore, modestamente, pure. Ma a fronte di un progetto imprenditivo molto concreto, le banche hanno risposto con un ostruzionismo durissimo e immotivato; per tacere del fatto che è evidente che chi ha grandi liquidità di suo non ha bisogno di prestiti. Se a questo aggiungiamo che quasi tutti i nuovi nuclei familiari, per mettere radici, prima o poi pensano all’acquisto di una casa magari mediante un mutuo, e che ottenerlo e onorarlo ormai sembra diventato difficile come vincere un terno al lotto, abbiamo già un sufficiente set di motivazioni per affrontare la sfida: tentare di porre rimedio a problemi che in teoria riguardano la Grande Economia, ma che a guardarli meglio c’investono quasi tutti, e più volte, nel corso della vita».
Be’, forse è proprio una grande e vera merchant bank ciò che manca a una terra come la Calabria, considerato che ben poche banche tradizionali puntano forte sulla progettualità e che difficilmente potrebbe riuscirci la stessa “Banca del Sud” fortemente voluta da Tremonti. Qui non mancano risorse umane qualificate né buone idee, ma come trovare i soldi per finanziarle?
«La Banca del Sud rimane il prioritario, grande progetto di Giulio Tremonti. Fosse stato per lui, l’avrebbe già fatta; semplicemente, non gli è stato consentito… e probabilmente, nei prossimi anni ci riuscirà: sono molto fiduciosa nelle sue capacità di leader e di tecnico. Sicuramente bisogna puntare sui giovani, sulla loro creatività, sulle start-up. E comunque i perni per far rialzare la testa alle piccole e medie imprese sono tre: ovviamente le risorse private, il decongestionamento dell’accesso al credito, ma anche una programmazione finalmente brillante in materia d’accesso ai fondi statali e comunitari, visto che in gioco c’è un’occupazione che, al Mezzogiorno, in caso contrario non decollerà mai».
Vista la drammatica crisi, in questa campagna elettorale si parla tantissimo di fisco. Ma non ti sembrano obiettivi sballati, miraggi lontani quelli della restituzione dell’Imu, in un momento in cui il quadro europeo c’impone comunque un rigido controllo dei nostri conti e del deficit italiano?
«Non sarò io a entrare nel merito della fattibilità della restituzione dell’imposta sugli immobili… Dico però che ci sono anche tanti altri modi per far “respirare” famiglie, imprese, lavoratori: per esempio, dando seriamente una mano ai nuclei familiari per far fronte a tutte le spese in ambito scolastico. O introdurre in busta paga una quota del trattamento di fine rapporto, anziché congelarlo per poi erogarlo integralmente al termine della carriera a mo’ di liquidazione, considerato oltretutto che con l’innalzamento dell’età pensionabile questo fine-carriera si sposta sempre più avanti negli anni».