Reggio Non Tace tra partecipazione, fischi e insulti…
I 1.100 circa che hanno affollato al Centro direzionale di Sant’Anna li ho visti grintosi e bonari, determinati e riflessivi. Ma soprattutto, l’Assemblea pubblica realizzata grazie alla caparbietà di Reggio non tace (…e al pronunciamento di giudici amministrativi: ma il fatto che si sia reso necessario questo passaggio è solo un doloroso episodio…) mi è parsa un fondamentale passaggio partecipativo, considerato oltretutto che da anni Palazzo San Giorgio era praticamente infrequentabile da parte dei “comuni” cittadini che avessero voluto partecipare alle sedute del Consiglio comunale, incredibilmente senza che si fosse pensato a celebrare, piuttosto!, i Consigli in luoghi differenti (e che potessero ospitare il pubblico) in via temporanea.
C’era anche il coordinatore della Commissione straordinaria, Vincenzo Panico. E sebbene a nessun politico o amministratore (e dunque neppure a un amministratore-funzionario post-scioglimento) vada concessa “carta bianca” senza valutarne concretamente l’operato in relazione a singoli specifici atti e alla sua attività istituzionale complessiva, trovo sia stato molto misurato e adeguato al ruolo.
Ma del prefetto Panico c’è una cosa che l’altra sera m’è piaciuta particolarmente. Prendendo appositamente la parola, ha chiarito alle centinaia di presenti: «Nel corso di un’assemblea, credo vada garantito il diritto di parola a chiunque».
Cos’era accaduto, per spingere Vincenzo Panico a quella sobria ma precisissima frecciata?
Poco prima, aveva preso la parola l’ex assessore comunale Peppe Agliano, certamente uno “scopellitiano di ferro”. E praticamente già dalle prime parole, Agliano era stato travolto, ma che dico travolto?, subissato dai fischi quasi dell’intero Centro direzionale. Mentre alcuni (pochi, in verità), specie dalle prime file, cercavano di mettere a tacere chi, fischiando, esprimeva profondo dissenso (misto, per la verità, anche a insulti all’ex amministratore reggino e a espliciti inviti ad andar via e a interrompere l’intervento).
Panico sul punto è stato chiarissimo, e istituzionalmente non potrei essere più d’accordo con lui: a chiunque prenda la parola va garantito il diritto di farlo.
Dopodiché, vanno dette almeno 2 cose:
1) sul fischiare qualcuno mentre sta parlando, in Italia molti sono favorevoli. Lo sono stati spesso gli universitari nei confronti dei “loro” ministri (fischiando Misasi e Falcucci, Berlinguer e Gelmini e Profumo quasi indistintamente). E favorevoli sono stati talora anche i reggini: sicuramente ricordate le enormi bordate di fischi che travolsero Peppe Scopelliti in numerose occasioni pubbliche, nei primi anni del suo primo mandato da sindaco;
2) il caro Peppe Agliano ovviamente conosceva perfettamente i rischi, nell’intervenire (unico politico a farlo, fra l’altro) nella “tana del lupo”, e cioè in un’assemblea pubblica che la sua parte politica aveva fieramente impedito per mesi, per di più dopo lo scioglimento del Comune per «contiguità mafiose». E in effetti dispiace che qualcuno abbia mandato avanti lo “scudo” Agliano, quando quei fischi, semmai, avrebbero dovuto raggiungere ben altri destinatari.
…Una cosa però va detta anche nel merito dell’intervento dell’ex assessore comunale al Bilancio, al quale mi piace rivolgermi direttamente. Che senso ha invitare «all’unità» la comunità reggina, caro Peppe, dopo aver assurdamente costretto Reggio non tace a rivolgersi ai giudici amministrativi (che al movimento hanno dato ragione) per poter svolgere questa storica prima Assemblea pubblica, quando la partecipazione popolare, cioè “di tutti”, dovrebbe essere un valore fondante per Destra, Sinistra e Centro? Queste parole sono state considerate una provocazione. A torto? A te la valutazione più obiettiva.
Soprattutto, hai potuto “sfangarla” solo perché Panico è una persona dall’evidente moderazione; un altro commissario straordinario, sentendo le tue parole, avrebbe senz’altro censurato il tuo richiamo – un paio di minuti dopo il tuo invito all’unità! – a una decisione che hai definito verticistica, “politica” e infondata nel merito. Ormai sciolto l’Ente comunale, evitando di portare avanti la tua pur rispettabile tesi in quel modo, quella marea di fischi (sbagliati, almeno secondo me) non ci sarebbe stata, perché “tutti” i reggini avrebbero riconosciuto la volontà di metterci la faccia e di accettare serenamente (?) una decisione pur ritenendola errata.
Si vuole realmente una comunità unita? Si pratichi questo Verbo sempre&ovunque; nel caso del centrodestra, a partire dalla Regione (dove non mi risulta che le cose stiano in questo modo… anzi) fino ai Comuni e alle Province in cui sta all’opposizione. Essere credibili è una cosa complicata, governare le masse anche, ma – come ci ha insegnato la storia recente di Reggio Calabria – difficilmente i fischi vengono per caso.