Urne delle Primarie del centrosinistra, vi scrivo… (1)
Care Urne Delle Primarie del centrosinistra,
ho deciso di scrivervi. Così, giusto per mettere giù alcune idee, chi sa se ai milioni (due? tre? quattro?!) d’elettori del centrosinistra che in questa democraticissima giornata verranno a farvi visita potranno risultare utili…
Vittoria anticipata. Care Urne, parliamoci chiaro: il centrosinistra ormai non può “vincerle”, le prossime Politiche può solo “perderle” nel senso che un risultato positivo sarebbe ovvio e scontatissimo visto il disastro (non Monti ma Berlusconi, sia chiaro) dal quale si arriva con lo spread che era planato a quota 600, mentre se s’impegna può riuscire, non si sa bene come!, perfino a perdere elezioni il cui esito è assolutamente scontato.
Tanto più che dall’ “altra parte” non ci sarà quel Silvio Berlusconi che, pure, ha governato più a lungo di Alcide De Gasperi (e, riflettendoci su, non a sinistra ma già dentro il Pdl c’è chi ha pianto a lungo).
A chi non cambia la vita. Diciamocelo: a Laura Puppato (consigliera regionale pd in Veneto) e a Bruno Tabacci (rutelliano, assessore comunale al Bilancio a Milano) non cambierà la vita, dopo il 25 novembre. Avranno avuto solo un po’ di visibilità. La sfida è capire se troveranno una pur minima roccaforte di suffragi (non sotto il 5%, per intenderci) o se godranno delle percentuali da prefisso telefonico o giù di lì di cui i sondaggisti accreditano entrambi.
…La Puppato, però… Urne carissime, un’aggiunta al paragrafo precedente di questa modestissima analisi è doverosa: ma qualcuno s’è accorto che uno dei 5 candidati alle Primarie di centrosinistra, cioè degli aspiranti alla nomination di coalizione per diventare Presidente del Consiglio dei ministri, è una donna?
No, perché non c
rederete mica al “motto di spirito” (lo definirebbe così Sigmund Freud) della Puppato… Via, siamo seri.
Va bene, non ci vorrà il carisma di un Massimo D’Alema già pluripremier in passato, per fare il candidato alla premiership. Ma, converrete con me, dall’essere stato l’inquilino di Palazzo Chigi all’esser stato sindaco di Montebelluna (nel Trevigiano), un po’ ne corre…
…L’original sin di questo tipo d’unica candidatura “rosa” è che chi l’ha proposta e caldeggiata non pare averci creduto fino in fondo. Eppure c’è chi, donna, è stata ministro (Giovanna Melandri); o ministro e poi capogruppo al Senato per quello che oggi è il maggior partito del Paese (Anna Finocchiaro); chi è stata ministro e oggi del Pd è presidente e già in passato ha corso per la leadership piddina (Rosy Bindi); chi è stata ministro con Prodi e D’Alema ed è stata candidata a guidare la Regione Piemonte (Livia Turco); chi è Governatrice di una Regione oggi (Catiuscia Marini, sempre per il Pd, in Umbria; e prima di lei, sempre in questo territorio “rosso”, la brava e avvenente Maria Rita Lorenzetti, prima donna mai eletta in Italia a guidare una Regione, che per inciso governò per 2 mandati, da un paio d’anni alla presidenza di Italferr); non per guardarci l’ombelico calabrese, ma chi è stata sindaco di una città importante per la Sinistra come Cosenza (la vendoliana Eva Catizone)… o, guardando altrove, chi prima di una “caduta verticale” sempre da sindaco, ma di Napoli!, ha goduto d’ottima stampa da ministro dell’Interno (Rosa Russo Iervolino).
Adesso, a campagna per le Primarie sostanzialmente chiusa, va pur chiesto alle donne, e in particolare alle donne del centrosinistra: ma perché così poco coraggio?, perché l’idea che, se “proprio” doveva esserci una candidatura “rosa”, era meglio mandare in avanscoperta una pur apprezzabile “settima fila”?
(1 – continua)