Il parroco dei diseredati di Londra. Un “prete ribelle” calabrese: don Carmelo Di Giovanni
Non solo “lo chiamano” così, don Carmelo Di Giovanni, sacerdote dell’ordine dei Padri Pallottini nato a Sangineto, nel Cosentino, 41 anni di vita a Londra e dal ’90 parroco di St. Peter’s, l’Italian Church (chiesa degli italiani) londinese; è anche il titolo del libro che gli ha dedicato, ormai nel 2004, Chiara Genisio.
Tossici, terroristi, baraccati, marginali di tutte le cotte sono il suo pane quotidiano, le sue «pecorelle smarrite». Ma soprattutto lo sono i detenuti, visto che don Carmelo è sopra ogni altra cosa il cappellano cattolico, insomma «il prete delle carceri di Londra», penitenziari durissimi come Pentonville.
Un religioso calabrese arrivato in Inghilterra quasi per caso, sostanzialmente per punizione verso i suoi “eccessi”, le sue celebrazioni anticonformistiche, la sua vulcanica esuberanza, l’abbraccio dell’esperienza neocatecumenale e la propria successiva autosospensione, il suo credere nella lotta di classe spinta fino alla violenza se necessario, al punto di farsi quasi un profeta della lotta armata vera e propria, una specie di paradosso per un sacerdote: una sorta di Malcom X senza Black Muslims.
…E al tempo stesso, un prete amatissimo dalla sua gente e un grande amico di Madre Teresa di Calcutta (vedi foto qui a destra). E, per paradosso, parroco a un tiro di schioppo dalla City, il cuore economico pulsante di Londra e uno dei templi planetari dell’osteggiato (un tempo, odiato) Capitalismo….
Dalla parrocchia Regina Pacis di Ostia, padre Di Giovanni fu costretto a “riparare” (una volta si diceva così, no?) a Taizè, centro francese della Loira di appena 180 anime noto però a livello planetario appunto per la sua comunità interconfessionale; e poi ancora nella “sua” Calabria, a Tropea (provincia di Vibo Valentia, dunque), fino alla “missione” a Londra del ’71 decisa dai suoi superiori e affrontata come fosse una breve parentesi, non sapendo neppure il diretto interessato che sarebbe durata quasi una vita intera; per ben 15 anni, come predicatore “itinerante”.
È stato proprio lui, padre Carmelo, a dire Messa il 22 luglio scorso – insieme al Nunzio apostolico in Gran Bretagna, l’arcivescovo Antonio Mennini – per gli atleti italiani partecipanti ai Giochi Olimpici di Londra 2012: uno “scatto” relativo giustappunto a quella funzione religiosa lo vediamo nella foto qui a sinistra (sulla destra, invece, un momento di preghiera nel centro interconfessionale transalpino di Taizè).
Ancòra adesso, la straordinaria esperienza personale e religiosa di questo prete calabrese trapiantato nel cuore del Regno Unito continua.
E resta vivo il suo convincimento-base a proposito della Chiesa: che «debba ricordarsi, sempre, che il sentiero tracciato lo ha scolpito un uomo tradito, crocifisso, nudo, su una croce, che passava per le strade del mondo e restituiva una speranza alla spazzatura».
Ciao Carmelo un abbraccio!
E’ POSSIBILE UN COLLOQUIO CON DON CARMELO ?
Purtroppo, in atto, non sono in possesso di suoi recapiti.
Resta la figura di un grande uomo di Chiesa….. anzi: di un Grande Uomo.