In manette il sindaco di Molochio per una presunta mega-truffa. Tra i “gonzi” inconsapevoli, l’ambasciatore italiano in Germania
Si chiama Beniamino Alessio (vedi foto), 57 anni, segni particolari: sindaco di Molochio, nella Piana di Gioia Tauro.
Dall’alba di stamane, però, sarà ricordato soprattutto per un altro motivo: è l’ennesimo sindaco della Tirrenica reggina a finire in manette, arrestato dai carabinieri del Comando provinciale, della Compagnia di Taurianova e della sezione di Polizia giudiziaria del Tribunale di Palmi in quanto coinvolto in una bruttissima storia di cronaca.
A quanto pare, nello specifico la ‘ndrangheta non c’entra; c’entra però una megatruffa ai danni dello Stato che Alessio avrebbe condotto in porto con l’ausilio “tecnico” (diciamo così) della sua segretaria (non al Municipio, attenzione; la segretaria del suo studio privato). Le accuse sono rispettivamente di truffa aggravata e, per la 29enne Doriana De Maria, di favoreggiamento personale.
Ma alla fine, nella misura cautelare disposta dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Palmi, non è questo a colpire. E’, semmai, che artefice dei raggiri – sempre se l’ipotesi della Procura si rivelerà suffragata da elementi probatori e sarà confermata dai verdetti della magistratura giudicante – è chi dovrebbe sorvegliare affinché non ne vengano commessi; che il primo livello di “monitoraggio sociale” troppo spesso diventa il primo livello di raggiro. In questo caso, il danno stimato supera i 250mila euro.
Del resto quello della Procura palmese tutto sembra, fuorché un avventuroso e frettoloso teoremucolo accusatorio… E’ partita già tre anni fa, l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Palmi Emanuele Crescenti sul consulente aziendale. Grazie alla propria duplice attività (appunto in materia consulenziale ed, evidentemente, di politico e amministratore della cosa pubblica), Beniamino Alessio avrebbe «effettuato numerose assunzioni fittizie, finalizzate a far conseguire ai falsi braccianti agricoli le indennità di disoccupazione in cambio del sostegno elettorale; episodio che – si legge nella nota diffusa dall’Arma – si concretizzava nel marzo del 2010, quando il sindaco veniva riconfermato».
Un occhio alla forma…, l’azienda agricola cui venivano ricondotti i rapporti di lavoro era intestata alla madre Costantina. E non solo: per dare una parvenza di logica a queste assunzioni, si “condiva” l’impresa agricola di asset inesistenti (terreni in realtà mai posseduti, poderi peraltro non coltivabili in quanto con natura di “pascolo cespuglioso”, appezzamenti sui quali erano stati incardinati contratti d’affitto fasulli).
Ma adesso non solo i militari hanno appurato a chi “effettivamente”, stando alle emergenze investigative almeno, vadano realmente ricondotte le circa 70 assunzioni e per quale utilità (evidentissima la finalità elettorale, come comprova la circostanza che molte “assunzioni” siano state formalizzate non nello studio professionale di Alessio, ma nel suo ufficio da primo cittadino, al Municipio di Molochio); ma anche la matrice dell’intimidazione subita dal primo cittadino verso la fine del suo primo mandato, il 23 agosto 2009, quando davanti al pianerottolo del suo studio furono rinvenuti «8 cartucce per fucile, 4 cartucce per pistola, 1 portachiave con ciondoli a forma di corni,2 lumini da cimitero, 1 fiore, un cetriolo marcio».
…Un futuro da “riposo eterno”, nell’allegoria mortuaria facile-facile da decrittare, e non per un’attività amministrativa incorruttibile ma, pare, in quanto uno dei finti braccianti reclutati giudicava Alessio “reo” di non estendere lo stesso indebito trattamento alla moglie.
La De Maria, secondo gli investigatori, non solo aiutava nel confezionamento delle finte assunzioni ma avrebbe avuto un ruolo-chiave nel depistaggio e nel tentativo d’inquinamento delle prove (“suggerendo” ad alcuni finti braccianti la “verità” da riferire agli uomini della polizia giudiziaria).
- Tante le chicche, in questa vicenda. Una numerica: la mole delle assunzioni saliva (ben 65 nel 2009) o scendeva (giusto una sola l’anno scorso) in corrispondenza, o meno, dell’imminenza di una tornata elettorale. Un incredibile licenziamento in tronco di una bracciante… rea di non aver votato la persona “giusta”. Un’assunzione non meno fantasmagorica: “bracciante agricola”, tra gli altri, figurava una donna bi-laureata (in Lingue e in Lettere) che mai aveva preso la vanga in mano. E poi, spigolatura imperdibile, l’interlocutore – fra i tanti che Alessio in realtà non l’avevano mai neppure visto – di una delle “locazioni” terriere in realtà mai stipulate: Michele Valensise, calabresissimo sì (di Polistena), ma dal 2009 un po’ “impegnato” a Berlino quale ambasciatore italiano in Germania (e, se è per questo, prima in Brasile, ancor prima portavoce del ministro degli Esteri…).