Ferrovie della Calabria, dal “decreto Sviluppo” una mano forse decisiva
Norme-fiume come il “decreto sviluppo” spesso sono viste come qualcosa di lontanissimo dal nostro territorio. In realtà le cose non stanno proprio così; non stavolta, almeno.
L’articolo 16 (comma 4) del decreto sviluppo appena partorito dal ministro a Infrastrutture, Trasporti e Sviluppo economico Corrado Passera e dal governo Monti si occupa infatti direttamente di una vicenda tutta calabrese: la crisi trasportistica in Calabria e l’equilibrio finanziario di Fdc.
Una posta significativa – 40 milioni di euro complessivi – è così dedicata, in “decreto Sviluppo”, all’attivazione delle procedure per trasferire la proprietà statale di Ferrovie della Calabria e delle Ferrovie del Sud-Est alla Regione Calabria e alla Regione Puglia rispettivamente E raggiungere «obiettivi d’efficientamento e razionalizzazione della gestione aziendale», purché entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto siano firmati gli accordi per il trasferimento degli asset.
Gli oneri complessivi per lo Stato ammontano tuttavia a una cifra superiore, 55 milioni e mezzo (decurtati dal fondo 2004 per interventi di politica economica).
Tecnicamente, entrambe le società ferroviarie (il cui socio unico è il Ministero delle Infrastrutture) per uscire dallo stato d’insolvenza andranno a incrementare il proprio capitale sociale; del resto, si evidenzia in relazione, 12 anni fa le 2 società furono costituite dalle gestioni commissariali governative appunto per accelerare il trasferimento alle Regioni dei compiti d’amministrazione&programmazione in materia di servizi ferroviari regionali – come per molte altre società nel resto d’Italia, ai sensi della legge 144 del ‘99 – ma le Regioni Calabria e Puglia furono le uniche del Paese a non acquisirne la proprietà a titolo gratuito. Risultato: 90 milioni di euro di crediti vantati da Fdc verso la Regione (l’ex viceministro alle Infrastrutture Aurelio Misiti, per la verità, li quantificò in 108 milioni) accumulati nel corso degli ultimi 20 anni; milioni che, per l’omologa società pugliese di trasporto ferroviario, salgono a 120.
La soluzione tratteggiata dal “decreto Sviluppo” avrebbe effetti importanti, intanto per la salvaguardia dei livelli occupazionali; ed è chiaro che la Piana stavolta può davvero incrociare le dita per il futuro delle Taurensi. Ma avrebbe pure ricadute aggiuntive non trascurabili; per esempio, l’iniezione di liquidità rimedierebbe alla cronica insolvenza delle Ferrovie della Calabria e – in prospettiva – eviterebbe ulteriori aggravi per le casse dello Stato.