Schifani fa “lezione di legalità” in Calabria. E da buon pidiellino, siciliano e presidente del Senato, Zappalà non sa chi sia
«Credo si sia raggiunto un equilibrio tra l’esigenza della giurisdizione e quella di tutelare il diritto di difesa nei confronti di chi governa il Paese». Con queste parole sul “tema del giorno”, la pronuncia della Corte costituzionale sul “legittimo impedimento”, s’è aperto oggi il briefing con la stampa del presidente del Senato Renato Schifani, subito dopo l’incontro coi magistrati nella sede della Corte d’appello, ultima tappa del suo lungo giorno a Reggio Calabria.
E non poteva mancare un qualche riferimento all’avviso di garanzia che la Procura di Milano (s’è saputo proprio in queste ore) ha fatto recapitare giusto al premier per concussione e prostituzione minorile, nell’àmbito del famigerato “caso Ruby”… «L’ho appreso, come voi, due ore fa e… non ho niente da commentare», ha tagliato corto Schifani.
Il politico palermitano, ex notabile della Dc sicula, in riva allo Stretto però c’è venuto anche per un motivo preciso: ribadire l’allerta dello Stato e la sua (anche personale) vicinanza ai magistrati reggini, sotto tiro quasi ininterrottamente dal gennaio 2010. «Io penso che questi magistrati stiano facendo un grandissimo lavoro contro la ‘ndrangheta per sconfiggerla e ritengo che la lotta al crimine organizzato, anche in Calabria, passi dalla riaffermazione della legalità e del lavoro. E mai come in questo momento, magistratura e forze dell’ordine non possono che sentire non solo il mantenimento delle risorse finanziarie fino a oggi stabilite, ma un incremento – ha rilevato il presidente del Senato, nei fatti facendo intuire che anche il Governo centrale è pronto a disvelare ulteriori mosse nella medesima direzione – di tutti gli strumenti e i mezzi indispensabili affinché i magistrati possano lavorare bene ed essere dotati di un’efficienza amministrativa degna di questo nome. Credo che, nella lotta per la legalità, ogni risorsa in più vada considerata un contributo utile nella direzione della crescita complessiva del Paese».
…Resta un dato: l’imperturbabilità dell’inquilino di Palazzo Madama di fronte all’operazione “Reale 3” della Direzione distrettuale antimafia, che ha nei fatti – con l’arresto del consigliere e presidente della Sesta commissione “Affari comunitari” della Regione Calabria Santi Zappalà: qui nella foto col presidente della Regione Peppe Scopelliti – schiantato un pezzo rilevantissimo del suo partito, il Popolo della libertà, in Calabria. «Sinceramente, è un fatto che conosco poco… se è stato sottoposto a indagine, se è stato arrestato… sarà la magistratura a fare il suo corso», s’è limitato a liquidare la faccenda il presidente del Senato. Che pure, da buon siciliano, di vicende annose e torbide che vedrebbero intrecciate a doppio nodo politica e crimine organizzato già ne ha dovute sentire parecchie.