Il 28 novembre, in tutt’Italia, si vota solo a Rosarno. Dopo lo scioglimento per mafia, però, niente simbolo dell’Udc
Lamezia Terme (Catanzaro). “Fumata nera” per l’Unione di centro, ieri, all’ “Hotel T” di Lamezia Terme.
Era attesa in giornata la nomina dei commissari (e dei presidenti) nelle 5 province calabresi da parte del coordinamento, composto dal neocommissario regionale (e sindaco di Acri, nel Cosentino) Gino Trematerra (vedi foto) e dalla presidente dello scudocrociato Marisa Fagà, dai due deputati Mario Tassone e Roberto Occhiuto e dalla senatrice Dorina Bianchi, dai consiglieri regionali casiniani Alfonso Dattolo, Gianluca Gallo, Francescantonio Stillitani (che è anche assessore al Lavoro), Franco Talarico (presidente del Consiglio regionale in carica e fino a pochi giorni fa segretario calabrese dell’Udc), Michele Trematerra (pure assessore alle Politiche agricole) e Pasquale Tripodi (capogruppo a Palazzo Campanella) e dal coordinatore regionale dei giovani del partito, il rosarnese Peppe Idà.
Invece, l’organismo di coordinamento ha fissato esclusivamente i criteri da adottare. In particolare, com’è stato fatto in tutt’Italia e secondo l’indicazione, del resto, seguita pure nella composizione dell’organo commissariale su scala regionale, anche nelle varie province calabresi accanto alla figura “operativa” del commissario sarà nominato un presidente, figura più spiccatamente “di rappresentanza” e che però consentirà – fra l’altro – di avere una proiezione più ampia, negli organismi di raccordo col territorio, delle varie “anime” del partito.
A Reggio, per dire, si dà per scontato che il commissario sarà espresso dal gruppo che fa capo all’ex assessore Tripodi, ma per la figura del presidente si attingerà quasi certamente ad altre aree (magari quella che fa riferimento all’ex segretario provinciale Franco Candia o al sindaco di Gioiosa Jonica Mario Mazza).
Le criticità più severe riguardano però alcune altre province: su tutte Cosenza (dove il gruppo dei Trematerra “padre e figlio” è assai significativo, ma dovrebbe lasciare spazio agli Occhiuto-boys anziché “maramaldeggiare”, visto che ha già ottenuto la leadership regionale quantomeno fino alle prossime Amministrative) e Catanzaro, dove il vicesegretario nazionale dell’Unione di centro Mario Tassone ha tutta l’intenzione di piazzare dei sicuri “paletti” organizzativi ma dovrà certo scontrarsi con l’ovvia ambizione di Franco Talarico – anche quale segretario regionale uscente – d’incidere in profondità sugli assetti udiccini, e non solo nella provincia di propria estrazione territoriale.
Stabiliti comunque i criteri, per i nomi occorrerà attendere una settimanella: venerdì prossimo dovrebbe arrivare il “disco verde”.
All’ “Hotel T” invece – a quanto pare, in recepimento di precise direttive nazionali – si è entrati nel merito di una rilevante, imminente occasione elettorale: le Comunali che si terranno il 28 e 29 novembre a Rosarno (unico comune calabrese e dell’intero Paese al voto fra un mese, dopo il doloroso scioglimento dell’Ente locale per infiltrazioni mafiose).
Le laceranti spaccature locali all’interno dei centristi – ma, in realtà, anche questioni legate alle delicatissime peculiarità non solo elettorali di questo importante angolo della Piana – hanno “suggerito” a Gino Trematerra & C. di confermare l’inopportunità di schierare lo scudocrociato.
Adesso, è certo: l’Udc “ufficiale”, a Rosarno – dove, per inciso, il commissario cittadino è il fin qui vicesegretario provinciale del partito Mario Versaci –, non allestirà una lista propria. Le liste “d’ispirazione casiniana” (…ma con orientamenti assai differenti tra loro…) dovrebbero invece essere due “civiche”: con ogni probabilità, Nuovi Orizzonti e Rosarno Futura le rispettive denominazioni.
Nei giorni scorsi, accese erano state le polemiche; e non solo sul versante politico (per l’annuncio da parte degli udiccini vicini al consigliere provinciale Gaetano Rao (vedi foto) di appoggiare la candidatura a sindaco del giovane avvocato Raimondo Paparatti, della parte appoggiata dai Tripodi-boys di stringere un patto per la riproposizione dell’ex primo cittadino Gianfranco Saccomanno e in tutti i casi per la mancata candidatura del giovane Idà).
Veemente era stato infatti lo scontro proprio tra Idà e Mallamaci, al quale il responsabile regionale dei giovani udc aveva rinfacciato di essere contro i clan, ma poi di accondiscendere alla chiusura di patti in “segrete stanze” non meglio specificate. <Se Peppe Idà è a conoscenza di gravi situazioni, deve denunciare tutto alla magistratura>, aveva replicato seccamente Paolo Mallamaci.
Ma che gli equilibri fra le “anime” centriste siano arroventati, e non certo solamente a Rosarno, resta un dato di fatto.