Pirillo, ovvero: Strasburgo, dolce far niente?
Senza (troppa) infamia e senza lode. Parrebbe di questa fatta, a confronto con quello degli altri europarlamentari del collegio Italia Meridionale, il contributo dell’unico calabrese-di-Strasburgo, l’ex assessore regionale all’Agricoltura Mario Pirillo (S&D).
La partecipazione del politico di Amantea alle votazioni del Parlamento europeo centra un di per sé ottimo 80,6%. Che va però contestualizzato in un alveo d’alto rispetto dell’istituzione continentale (a differenza di quanto fanno certi buscadòr a Montecitorio o a Palazzo Madama): così, anche essere presente a oltre 8 votazioni su 10 consente a Pirillo, su 16 parlamentari eletti nell’area Sud Italia, di piazzarsi a uno scialbo quintultimo posto.
Magra soddisfazione: risultare più assiduo a Strasburgo di quanto non si rivelino ex protagonisti di primissimo livello della Prima (e della Seconda!) Repubblica come Ciriaco De Mita (il più “bacchettabile” quanto a frequenza in aula) e Clemente Mastella.
Ma quanto dovrebbero “pesare”, incidere quantitativamente, gli atti istituzionali dell’unico europarlamentare “made in Calabria”?
Andando brutalmente per media-mediata, almeno 1/16 (e cioè, in termini percentuali, il 6,25%) del totale di quelli messi in campo dai colleghi di collegio… vediamo se è andata veramente così.
Per Mario Pirillo appena una tra mozioni e risoluzioni (ossia il 2% delle 49 dispiegate dai parlamentari europei eletti nel Mezzogiorno), 7 interrogazioni (su 357 dei 16 rappresentanti del Sud Italia a Strasburgo, in percentuale fa giusto l’1,96%) e 8 interventi in aula (appena il 2,6% dei 305 complessivi degli europarlamentari meridionali).
In definitiva, l’attività da europarlamentare dell’ex Loiero-boy, sotto il profilo quantitativo – lasceremo stare l’effettiva qualità e “incidenza” della sua azione, com’è naturale, assai più difficilmente misurabili… – si appalesa assolutamente insufficiente: circa 3 volte inferiore alla media attesa dei parlamentari europei espressione dell’Italia meridionale.