Laurea & “saper fare”… (e Buon Ferragosto!!)
Sul “Quotidiano” di pochissimi giorni fa, nella rubrica delle lettere, Eleonora Russo – emigrata dalla Calabria in cerca d’occupazione – si sofferma su alcuni dei problemi che condizionano negativamente il rapporto tra i calabresi e la propria regione d’origine, specie in materia di lavoro.
“Il problema delle giovani generazioni è la mancanza di chance, di opportunità d’essere messi alla prova (…). A parità di laurea, se hai un cognome famoso o uno sponsor importante, riesci a dimostrare di saper fare qualcosa; altrimenti langui, in un’attesa snervante”.
E poi c’è il secondo aspetto: ma il ‘pezzo di carta’, nell’odierno mercato del lavoro, è poi davvero la chiave che apre non tutte, ma molte porte? O meglio: è ancora un grimaldello ineludibile di un primo, sebbene non ultimo, cancello?
Per la lettrice del “Quotidiano”, ormai trapiantata in Lombardia e sposata con un cittadino di Bergamo, “nel calabrese è radicata la profonda convinzione che la laurea sia sinonimo d’immensa cultura, passaporto per entrare nel mondo del lavoro da super manager, mezzo d’elevazione sociale. Il 18enne calabrese ‘deve’ laurearsi, se vuole diventare uno che conta, per rendere orgoglioso i suoi familiari”. Ma la realtà vista dalle Alpi Orobie è un po’ diversa: “Quello che le industrie cercano non è il pezzo di carta (e lo dico da dottore in chimica) ma – scrive la Russo – il saper fare. Ecco che un perito informatico ha maggiori competenze e ruoli di rilievo pari o superiori a un ingegnere del medesimo settore”.
E poi l’affondo definitivo, quello al pregiudizio sociale che, nel silenzio colpevole degli analisti di settore, è in realtà diffusissimo nella “terra dell’accoglienza” per curdi, africani etc.: “Io, laureata, ho sposato un falegname che gestisce una piccola impresa. La mentalità del Sud s’è scandallizzata per il mio matrimonio. Come? Una laureata con un falegname? Professionalità e cultura non si trasferiscono con un pezzo di carta”.
Questo è, forse, il punto che ogni lettore di questo blog potrebbe lasciarsi nell’hard-disk della memoria, anche a cancellare tutto il resto: professionalità e cultura non si trasferiscono con un pezzo di carta. Non significa rinnegare l’alta formazione; significa circoscriverne responsabilmente i punti di vantaggio, ma anche gli oggettivi limiti. Anche e soprattutto rispetto alle chances occupazionali.
Ciò detto… questa “riemersione” del blog serve anche ad augurare a tutti voi il più sincero BUON FERRAGOSTO!!!